«Misure ad ‘elastico’ logoranti. Diamoci un obiettivo chiaro»

Covid Umbria – Il professor Fabrizio Stracci sposa una strategia netta: «Azzerarne la circolazione porta benefici a tutti, sanità ed economia»

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di F.T.

«Per contrastare il coronavirus, misure stringenti adottate in tempi rapidi, quando la circolazione è ancora limitata, sono sempre più supportate dalle evidenze scientifiche. In alcuni Paesi come Cina, Corea del Sud, Nuova Zelanda ed altri che hanno interrotto con successo la catena di circolazione del virus, abbiamo visto mettere in ‘lockdown’ intere città non appena emergevano nuovi casi. Ecco, credo che togliere terreno al virus, proprio mentre è in corso la campagna di vaccinazione, sia doveroso. E i benefici non sono solo per il sistema sanitario nazionale, per la salute dei cittadini, ma pure per l’economia».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Fabrizio Stracci

Un ‘elastico’ logorante: «Diamoci un obiettivo»

A parlare è il professor Fabrizio Stracci, epidemiologo del Comitato tecnico scientifico regionale e docente di igiene nel dipartimento di medicina dell’università degli Studi di Perugia. «A novembre io ed alcuni colleghi del Cts lo avevamo detto – prosegue -, quando i numeri avevano ripreso a salire. ‘Blocchiamo tutto ora’: invece siamo andati avanti con questa strategia ad ‘elastico’, basata sui colori. Non dico che sia errata, perché ogni strategia ha pro e contro. Ma dobbiamo porci un obiettivo chiaro e perseguire quello. Se vogliamo stroncare il Covid-19, con l’arma dei vaccini, dobbiamo ridurne, quasi azzerarne la circolazione. E per raggiungere tale obiettivo servono misure temporanee, nette, per certi versi dure ma dai benefici chiari ed evidenti. La scorsa primavera/estate, abbiamo visto quanto una circolazione azzerata del virus abbia permesso riaperture, una maggiore libertà, e quindi sostenuto una ripresa economica, pur parziale. La convivenza con livelli di circolazione del virus elevati, o comunque oscillanti, rischia di logorare il servizio sanitario ma anche l’economia, condannata ad operare in un quadro di incertezza, e di danneggiare la formazione delle giovani generazioni, senza contare gli effetti negativi sulla nostra tenuta psicologica».

Umbria ‘laboratorio’? «Sì ma ancora tante incognite»

Circa il contesto umbro, questo sembra aver anticipato di alcune settimane i possibili scenari in altre parti e regioni d’Italia. Umbria, quindi, come ‘laboratorio’ epidemiologico e, sul piano delle misure, per contenere le varianti? La prospettiva del professor Stracci è più ampia: «In Umbria, dai primi dati di cui disponiamo, le varianti sembrano prevalenti, almeno nella zona del perugino, con la particolarità data dal ruolo di quella ‘brasiliana’ che conosciamo meno e che ha, al momento, più incognite della variante ‘UK’, a partire dalla stima dell’R0. Se l’Umbria ha un ruolo a livello nazionale? Suo malgrado sì, perché si trova a fronteggiare le varianti attuando sì misure più stringenti, ma nell’alveo della gestione ‘a colori’ che conosciamo, pensata per il ‘vecchio Covid’. Sicuramente le misure attuate, trattandosi sempre di coronavirus pur con caratteristiche parzialmente differenti, sono comunque utili in ottica contenimento. Restano, certo, tante incognite. A partire dal tempo di contenimento».

I dubbi principali

Atteso che la variante ‘brasiliana’ è prevalente in Umbria e meno nota di quella ‘inglese’, l’impressione netta è che abbia comunque un tasso di contagiosità elevato. Meno noto, invece, il suo rapporto con i vaccini che deve essere ancora compreso fino in fondo. Intanto la curva dei contagi in Umbria sembra registrare un iniziale rallenamento, ma i dubbi restano. E il professor Stracci li elenca: «Che ci sia una flessione dei contagi, è anche ragionevole viste le misure applicate. Vedremo se nei prossimi giorni sarà confermata. Ammesso che riusciamo ad ottenerla, la riduzione potrebbe essere lenta e ciò comporterebbe comunque un’elevata circolazione delle varianti del Covid-19 per periodi lunghi, con il rischio che se ne sviluppino altre, che la campagna vaccinale ne risenta, che le strutture sanitarie continuino a soffrire come ora. Questo quadro da ‘logoramento generale’ è gravoso tanto per i sanitari quanto per le attività economiche che chiudono, riaprono, poi richiudono nel giro di pochi giorni e senza un orizzonte preciso. Per questo come opzione strategica va considerato anche un blocco ‘duro’ che si ponga come obiettivo l’eliminazione del virus, in un tempo contenuto. Senza dimenticare che, a fronte di numeri quasi azzerati, serve comunque maturità. Certe scene della scorsa estate non vanno dimenticate».

Umbria ‘a due velocità’: «Le varianti circolano»

L’ultima riflussione riguarda l’Umbria ‘a due velocità’, con la provincia di Perugia che – dall’emergere del tema varianti – continua a far registrare numeri peggiori di quella di Terni: «Non pensiamo che il virus e le sue varianti non si spostino. Sarebbe da stupidi farlo. Tanto che anche in provincia di Perugia, rispetto alle iniziali criticità nelle zone di Magione e del Trasimeno, abbiamo poi avuto problemi nel capoluogo, a Bastia Umbra, poi Foligno, Spoleto e così via. Terni non può ritenersi ‘immune’ a tali dinamiche, così come altri territori e regioni. Non a caso si registrano cluster di varianti anche nelle Marche e in Toscana, specie nelle zone di confine. Quindi serve lucidità, servono decisioni chiare e soprattutto un obiettivo da ‘aggredire’. Continuare a logorarci con questo ‘elastico’ che grava sugli aspetti psicologici e pure materiali, non è probabilmente la strada migliore».

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