La procura della Repubblica di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio per il titolare di un’azienda agraria della provincia di Arezzo a seguito della morte di Assunta Cammarota, una donna di 61 anni residente a Città di Castello nella frazione di San Leo Bastia, avvenuta all’ospedale tifernate all’inizio di marzo del 2024.
La notizia di reato inviata dalla Usl Umbria 1, relativa all’imprenditore, risale al mese di marzo del 2024 ed era relativa a «violazioni della disciplina igienica della produzione e vendita di sostanze alimentari». Secondo gli esami, l’azienda aveva prodotto un insaccato denominato ‘coppa di suino o soppressata’ «contenente il batterio Listeria monocytogenes superiore ai limiti consentiti».
Tutto era partito dagli accertamenti svolti dall’ospedale di Città di Castello dopo il decesso della signora, già portatrice di altra patologia, che aveva accusato forti dolori addominali e vomito ed era stata ricoverata d’urgenza. «Pur sottoposta a varie terapie – spiega la procura diretta da Raffaele Cantone – era deceduta quasi un mese dopo a causa di sopravvenute complicazioni».
«Dall’indagine epidemiologica effettuata dai sanitari dell’ospedale – osserva l’autorità giudiziaria – era emersa la presenza del batterio che aveva imposto l’avvio degli accertamenti da parte dell’azienda sanitaria. La Usl Umbria 1, in particolare, dopo aver effettuato attività di prelevamento e campionamento degli alimenti presso l’abitazione della deceduta, era riuscita ad individuare la presenza del batterio all’interno di un alimento». Ovvero la coppa acquistata in un minimarket di Trestina (Città di Castello) ma prodotta e commercializzata da un’azienda agraria di dimensioni medio-piccole della provincia di Arezzo.
Di fronte alla gravità dei fatti segnalati e ritenendo fondamentale acquisire altri elementi utili a ricostruire quanto accaduto, la procura di Perugia ha delegato «specifici accertamenti al Nucleo antisofisticazione dei carabinieri di Perugia, disponendo sia l’acquisizione della cartella clinica sia l’escussione dei familiari conviventi nonché di altre persone in grado di fornire notizie utili alla ricostruzione degli eventi, per comprendere il rapporto fra consumo del prodotto alimentare e successivo malore».
Acquisita l’intera documentazione, unitamente agli accertamenti richiesti all’Istituto zooprofilattico di Perugia, la procura ha nominato due consulenti tecnici (un medico legale ed un esperto in malattie di origine batterica), incaricati «di accertare, previo esame degli atti, cause e concause della morte al fine di verificare se il decesso potesse essere considerato come determinato dall’assunzione dell’insaccato prima della manifestazione dei sintomi».
I due consulenti hanno così depositato una relazione particolarmente dettagliata, «concludendo che il decesso della donna era da ricondursi ‘ad uno stato settico provocato da una infezione da Listeria monocytogenens presente nella coppa di suino, sulla quale sono stati eseguiti accertamenti da parte dell’Istituto zooprofilattico di Perugia».
A seguito del deposito della consulenza, la procura della Repubblica di Perugia ha notificato al titolare della ditta produttrice l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e, «in assenza di richiesta di attività di indagini integrative o di interrogatorio da parte dell’indagato», è stato chiesto nei suoi confronti il rinvio a giudizio per l’ipotesi di omicidio colposo.