Movida a Perugia, tolleranza zero

A causare l’inquinamento acustico è il traffico stradale, intanto aumentano esposti e multe e il Comune prende tempo per rivedere la mappatura delle zone in centro storico

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Locali notturni contro riposo dei cittadini. Diventa sempre più un dilemma, a Perugia, la situazione acustica sul territorio dopo i numerosi esposti fatti dai residenti del centro storico che si lamentano del volume alto, sia della musica, che delle voci, provenienti dai locali del centro.

Relazione acustica Nessun locale da ballo nuovo, aveva tuonato l’assessore al commercio Casaioli. E così, con l’astensione dei consiglieri del Pd Bori, Mori, Vezzosi e Bistocchi e le astensioni del Movimento 5 stelle, lunedì il consiglio comunale ha approvato la relazione biennale sullo stato acustico del territorio già licenziata dalla giunta lo scorso luglio. Un atto dovuto, secondo quanto previsto dalla legge per i comuni con più di 50 mila abitanti, in vista della presentazione della stessa a Regione e Provincia. Definendo un quadro conoscitivo della situazione della città, dell’attività svolta dall’amministrazione, la relazione dovrebbe costituire la base per future strategie di previsione, pianificazione e prevenzione. Ma, fino ad oggi, l’attività svolta dall’amministrazione ha contribuito ad incrementare il livello di attenzione nei confronti delle problematiche connesse all’inquinamento acustico, migliorando, la capacità di risposta alle sollecitazioni dei cittadini ed agli sviluppi normativi. E’ per questo che, da un lato, crescono gli esposti e le multe. Dall’altro, i locali chiudono.

Le norme Dal 2007 esiste un apposito regolamento comunale che detta le norme per l’attuazione della disciplina statale e regionale per la tutela dall’inquinamento acustico. L’anno successivo, invece, è stato elaborato un piano di classificazione in zone acustiche del territorio comunale, a partire dal piano regolatore e grazie al supporto tecnico-scientifico del Dipartimento di Ingegneria Industriale – Sezione di Fisica Tecnica dell’Università di Perugia. Attività di prevenzione e controllo, soprattutto, prevedendo la necessità di presentare apposita documentazione di impatto acustico, anche previsionale, per specifici progetti, ai fini di valutarne la compatibilità ambientale; dall’altro, con il rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento di attività rumorose temporanee e per manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, con la definizione di dettagliati criteri di riferimento e con l’adozione di una appropriata procedura amministrativa.

Pratiche e multe Solo nel 2015, come è stato ricordato, le pratiche sono state 180, un numero consistente che dimostra come l’attività di valutazione sia stata costante e continua e 7 le sanzioni emesse. Sanzioni che pesano, in un centro storico in cui è difficile poter mantenere in vita un locale, soprattutto da parte di un’imprenditoria giovanile. Soprattutto se si pensa che in base alle analisi effettuate con la mappatura acustica strategica, ovvero la mappa finalizzata alla determinazione dell’esposizione globale al rumore in una certa zona a causa di varie sorgenti di rumore (traffico veicolare, traffico ferroviario, traffico aeroportuale e siti di attività industriale) e, quindi, alla definizione di previsioni generali per tale zona, emerge che il rumore stradale è la fonte a maggior impatto acustico nell’agglomerato di Perugia, in particolare lungo la E45.

Traffico Le situazioni più problematiche per l’inquinamento da traffico sono quelle che si registrano lungo le aree della E45 di Ponte Felcino, Ponte Valleceppi, Ponte San Giovanni, Prepo e San Faustino e che, su queste stesse aree, il Comune ha già più volte segnalato ad Anas, in qualità di titolare dell’infrastruttura, la necessità di intervenire. «Purtroppo però Anas si muove sulla base di risorse e programmi nazionali specifici e stabiliti».

Locali notturni Sulla questione, come ha ricordato il consigliere Bori, in consiglio giacciono da tempo due ordini del giorno approvati dal Consiglio che chiedono la revisione del piano di zonizzazione, soprattutto per ciò che concerne il centro storico, visto che attualmente nell’acropoli il limite è fissato a 3 decidel, «che secondo l’Arpa rappresentano il fruscio delle foglie. Quando una persona parla si raggiungono già i 20 decibel». Così stando le cose si impedisce, di fatto, di ubicare qualsiasi attività di intrattenimento in centro. Nulla, al momento, è stato fatto se non l’ennesima relazione teorica, priva di effetti pratici dal punto di vista del risanamento, a causa della carenza di risorse tecniche ed economiche, come ha ricordato anche la capogruppo del M5s Cristina Rosetti. «La sensazione è che non si sia operato in alcun modo per ridurre l’inquinamento acustico».

Il vicesindaco «Una soluzione sarà individuata», ha tenuto a precisare il vice sindaco sollecitato ad intervenire sulla pratica, sottolineando che la stessa verte su una mera relazione concernente lo stato dell’arte. Si tratta, comunque, di una materia su cui l’amministrazione sta compiendo importanti passi in avanti, come conferma la volontà di confrontarsi col Consiglio; cosa mai accaduta in passato. «La relazione, in ogni caso, rappresenta uno strumento utile quale punto di partenza per individuare azioni concrete volte al miglioramento della qualità della vita». Quanto alla revisione del piano di zonizzazione, Barelli ha evidenziato che la questione è allo studio; la soluzione andrà individuata trovando il modo più adatto per coniugare due esigenze differenti, ossia la tutela della salute dei cittadini e la tutela degli interessi delle imprese.

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