«Abbiamo il diritto di presentare le nostre osservazioni in merito al procedimento di autorizzazione dell’impianto di biometano previsto in località Vallantica. Ma il fascicolo telematico della Regione Umbria, che contiene gli atti e i documenti da esaminare nella prossima conferenza di servizi del 29 gennaio, non è più accessibile ai cittadini singoli e associati, quali stakolders, quindi legittimati per legge ad acquisire tale documentazione, così come gli Enti, al fine di poter essere propositivi e difendersi nel corso del procedimento amministrativo». Questo è quanto lamenta il comitato ‘Ponte Caldaro’ di Narni.
«Il diritto di difesa è sacrosanto e inderogabile anche nei procedimenti autorizzativi amministrativi e la trasparenza tanto sbandierata parte proprio da qui, al fine di tutelare l’ambiente e la pubblica salute in funzione preventiva», si legge nella nota del comitato. «Non possiamo tollerare simili atti inibitori da parte dell’autorità procedente ovvero la Regione. Il diritto difesa impone la lettura e lo studio delle relazioni tecniche, progettuali e dei pareri ad oggi rilasciati, oltre alle integrazioni documentali del proponente il progetto ambientale. In difetto di riattivazione del fascicolo pubblico, dovremmo nostro malgrado procedere a tutela del diritto all’accesso agli atti e alla partecipazione dei cittadini nei procedimenti ambientali, avversi ad ogni disparità di trattamento tra Enti e stakolders».
Qualche giorno e scatta l’interrogazione del consigliere regionale – primo firmatario – del Pd Francesco Filipponi. Un atto per «sapere a che punto è l’iter amministrativo del biodigestore di Ponte Caldaro di Narni che incontra le resistenze dei residenti». Un documento sottoscritto anche dai colleghi di partito Cristian Betti, Stefano Lisci, Letizia Michelini e Maria Grazia Proietti. «Per opporsi al biodigestore finalizzato alla produzione di biogas – spiega Filipponi – si è costituito un comitato che ora attende di avere un contatto con la nuova presidente e il neo assessore all’ambiente, Thomas De Luca. Da quanto si apprende, l’iter autorizzativo in corso, in capo agli uffici regionali, sarebbe sospeso per mancanza di documenti richiesti alla società Metanar Srl, costituita nel febbraio del 2023 e ancora inattiva. Il quadro dell”input che caratterizzerebbe l’impianto che si intende realizzare in località Ponte Caldaro, tra Narni e San Gemini, prevede che tra le biomasse inviate al trattamento ci sarebbero perlopiù letame e liquame di bovino, ma anche ovino, suino ed equino (circa 81 mila tonnellate l’anno su un totale di 101.440) e poi scarti vegetali e gelati sconfezionati (per sole 500 tonnellate) con l’aggiunta di digestato liquido di ricircolo. L’impianto proposto sarebbe in grado di produrre biogas, a partire dalle matrici residuali in ingresso, dal quale ottenere, tramite sistema di upgrading, biometano destinato alla commercializzazione come combustibile rinnovabile. Tuttavia – conclude – le criticità che potrebbe comportare per la cittadinanza hanno condotto i residenti ad intraprendere diverse azioni a tutela delle persone e dell’ambiente».
Narni, impianto biogas Ponte Caldaro: i cittadini si rifanno avanti per chiedere lo stop