‘Ndrangheta ‘umbra’, politica in tensione

Perugia: riunioni di maggioranza formali e informali nella giornata di sabato. Pici chiede la testa di Arcudi. Che replica stizzito

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di P.C.

C’è stata una riunione di maggioranza – relativa a consiglio comunale di Perugia – nella serata di sabato a Ponte San Giovanni. Una riunione informale, che ha fatto seguito a quella istituzionale della mattina.

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Riunione bis

C’erano Lorenzo Mattioni della Lega, Michele Nannarone di Fratelli d’Italia, Francesco Vignaroli di Progetto Perugia e Francesca Renda di Blu, e ovviamente Nilo Arcudi, la cui posizione – rivela Il Corriere dell’Umbria (che pubblica anche una foto dell’incontro) – è stata analizzata dettagliatamente.

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«Nessun voto di scambio»

Il presidente del consiglio comunale ha ribadito, come ha già fatto anche ad umbriaOn, che la sua posizione è chiara: non conosce quelle persone che parlano di lui nelle intercettazioni dell’inchiesta ‘Infectio’ e non si sente minimamente coinvolto nell’inchiesta. Non solo perché non è indagato ma perché sono gli stessi inquirenti a smentire la possibilità di voto di scambio. E a sostegno della sua tesi sventola un ritaglio di giornale in cui in effetti sia il procuratore Gratteri sia l’ex questore di Perugia Francesco Messina, ora all’anticrimine, smentiscono vi sia stato un ruolo attivo dei politici coinvolti.

Pici vs Arcudi

E non si dimette lo dice chiaro e tondo a chi c’è, ma soprattutto lo manda a dire a Massimo Pici, capogruppo di Perugia Civica, nonché poliziotto, che invece vorrebbe la sua testa. Molto dure le dichiarazioni di Pici che – sempre al Corriere – dice : «Si deve dimettere da presidente del consiglio e anche dall’assemblea, io, come capogruppo, non potrei nemmeno sedergli accanto».

GUARDA IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA DI ‘INFECTIO’

Cocaina e Massoneria

Intanto dalle carte emergono altri particolari, anche su come le cosche gestivano il traffico di stupefacenti dalla Calabria, facendolo transitare per l’Umbria. Nelle intercettazioni si parla esplicitamente della forza della massoneria mentre il procuratore capo Gratteri parla non di ‘infiltrazioni’ ma di «presenza sistematica» della ‘ndrangheta in Umbria. Terra di conquista e di insediamento in attività economiche (tre aziende sono state poste sotto sequestro perché vi transitava denaro sporco) ma anche piazza di traffico di droga con la collaborazione di narcotrafficanti albanesi residenti in Umbria.

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