Perugia, Cgil e Nestlé: botta e risposta

Mauro Macchiesi, segretario Flai, paventa la possibile vendita. Il Gruppo replica accusandolo di non aiutare a trovare sbocchi positivi

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di Mauro Macchiesi
Segretario nazionale Flai Cgil

Negli stabilimenti e negli uffici italiani della Nestlè ci attende un autunno difficile. Negli ultimi cinque anni il Gruppo ha ridimensionato notevolmente la produzione in Italia con cessioni della caramelle Rossana e Ore Liete; i surgelati Valle degli Orti, Mare Fresco, le acque minerali San Bernardo, Pejo, Recoaro e i gelati; tutto questo ha significato una riduzione di addetti di circa il 24.5 %. E il quadro tende a deteriorarsi ulteriormente per la grande incertezza sul futuro dello stabilimento di Moretta (Cuneo), il sostanziale blocco del piano industriale per il rilancio della Perugina e la riorganizzazione dei servizi centrali. 

Alle difficoltà strutturali della Nestlè Italia si è aggiunta la situazione societaria della Nestlè Mondo, dove il fondo di investimento “Third Point” ha acquisito oltre 40 milioni (1,3 % di tutto il capitale), diventando così l’azionista più importante del Gruppo che ha chiesto un innalzamento del 5% della redditività operativa, revisione dei businesses e il riacquisto di azioni proprie, vale a dire spostare enormi risorse da progetti di investimento a un uso finanziario per un valore triennale di circa 30 mld.

Avendo deciso che il Focus di Nestlè sarà sulla categoria del caffè, del petcare, della healthcare, dell’acqua e dei cibi per l’infanzia, cosa succederà in Italia nel comparto del cioccolato, la Perugina è destinata a fare la fine dei marchi del settore cioccolato e snack degli Stati Uniti che sono in vendita. Quale sorte avranno i 60 milioni di investimento per fare dello stabilimento della Perugina un hub internazionale del cioccolato?

La presenza della multinazionale Nestlè in Italia nel campo del food ha avuto una funzione strategica per tutto il settore, ci auguriamo che il Ministero dello Sviluppo Economico, che sta seguendo la vertenza, riesca a convincere la Nestlè che serve maggiore chiarezza sulla strategia futura nel nostro Paese e che almeno le risorse derivanti dalle dismissioni siano reinvestire nel mondo del lavoro italiano e non sacrificate sull’altare di speculazioni finanziarie internazionali.

Il 27 settembre al MISE si terrà il secondo incontro per il futuro della Perugina e ci auguriamo di non dover assistere all’ennesimo giochetto degli esuberi non esuberi e che da parte della Nestlè Italia sia presentato un piano industriale serio e credibile, non esiste l’alternativa all’hub internazionale sul cioccolato: la Perugina è la storia del food industriale del nostro paese il suo ridimensionamento sarebbe uno spot negativo per l’intero sistema industriale italiano.

Di seguito la replica

Lo stabilimento della Perugina

del Gruppo Nestlé

Nessun cambio di rotta, i 60 milioni di euro di investimento per il rilancio dello stabilimento di Perugina sono confermati e in gran parte già spesi, coerentemente con il piano di rilancio dello stabilimento di San Sisto e di Perugina presentato oltre un anno fa.

Tutti i lavoratori dello stabilimento – così come i loro rappresentanti sindacali – vedono ogni giorno che il rinnovo delle linee e dei macchinari dello stabilimento procede nei tempi previsti dal piano industriale. Un piano serio e credibile, che è stato presentato e più volte confermato in diverse sedi anche istituzionali, e che sta producendo i primi positivi risultati in termini di vendite e di quote di mercato, in Italia e all’estero.

Per questo stupiscono le affermazioni del Segretario Nazionale della FLAI CGIL, Mauro Macchiesi, tanto più alla luce del fatto che proprio in questi giorni i rappresentanti sindacali, chiamati a confrontarsi – come da essi stessi auspicato – in tema di lavoro, hanno negato la disponibilità a lavorare di sabato.

Il mancato accoglimento della richiesta – avanzata dall’Azienda per far fronte alle esigenze produttive addizionali che stanno emergendo con la nuova stagione di consumo del cioccolato – di certo non aiuterà né il rilancio dello stabilimento, né il successo dei prodotti Perugina, anzi, rischia di far perdere opportunità di vendita.

Dichiarazioni e irrigidimenti come questi non aiutano a trovare positivi sbocchi alla situazione occupazionale di San Sisto e danneggiano per primi gli stessi lavoratori.

Ci auguriamo perciò che si possa ritornare al più presto a relazioni collaborative con le rappresentanze sindacali, per affrontare i problemi derivanti dal processo di trasformazione in corso, già a cominciare dall’incontro richiesto da Nestlé per il prossimo 18 settembre in Confindustria Perugia.

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