Norcia, nelle difficoltà ha scelto di aiutare

La famiglia Verucci della cioccolateria Vetusta Nursia ne ha passate tante. Ora con il Covid solo solo spese e incertezze. «Stato ascoltaci»

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di A.T.

La scìa di problemi che si lascia dietro il passaggio del coronavirus non è l’unica con cui gli abitanti del centro Italia, per la precisione di Norcia, devono fare i conti. Il 30 ottobre del 2016 una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.5, sorella del tremendo sisma con epicentro tra Accumuli e Arquata del Tronto del 24 agosto 2016, radeva al suolo il centro storico di Norcia (insieme alla Basilica di San Benedetto) e interi paesi dell’Italia centrale: «L’economia è al baratro soprattutto qui, dove già era precaria – racconta Arianna Verucci, proprietaria della cioccolateria di famiglia Vetusta Nursia, operante sul territorio dal 1985 -. Dopo il sisma è morta mia madre, nel dicembre del 2016, mentre con mio padre abbiamo deciso di rimetterci subito in gioco, ricostruendo quell’azienda che il sisma aveva aperto in due. A gennaio 2017 c’è stata l’inaugurazione ma a febbraio mio padre è venuto a mancare e l’azienda è passata a me».

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Solo incertezze. E pagamenti

Tutti gli investimenti fatti da Arianna negli anni successivi al terremoto si aggiungono, però, alle difficoltà economiche a cui va incontro adesso, con la cioccolateria chiusa a causa del Covid-19 e una riapertura dai contorni di un miraggio: «Ho richiesto il bonus da 600 euro e il prestito alla banca di 25 mila euro ma solo questa mattina (lunedì, ndR) ho dovuto fare un bonifico di 20 mila euro per pagare tutti i fornitori dei prodotti pasquali mentre la banca mi dice che non sa quando quei soldi saranno disponibili».

Nel pieno della crisi ha scelto di aiutare

Per chi, come Arianna, lavora nel settore dei dolci, quello di Pasqua sarebbe stato un periodo fruttuoso soprattutto per l’enorme richiesta di uova. A causa della crisi, però, la maggior parte di quegli ordini sono andati in fumo ma, a quel punto, la giovane proprietaria non ha chiesto aiuto, lo ha offerto: «Con tutte le disdette abbiamo donato le uova di Pasqua ai centri pediatrici degli ospedali dell’Umbria. Questo ha fatto scattare la solidarietà di molte famiglie che hanno cominciato a comprare le uova e, a mia volta, ho comprato le mascherine da distribuire al nosocomio di Terni».

«Stato, non farci morire»

Con il decreto del 4 maggio Arianna non sa se la cioccolateria potrà riaprire e così, ai dubbi sulla disponibilità di quei soldi promessi dal Governo, si aggiungono quelli su come mantenere i 9 dipendenti che aspettano ancora di ricevere la cassa integrazione a cui, nel frattempo, ha anticipato lo stipendio: «Ho chiamato le associazioni di categoria per sapere se potremo riaprire dal 4 ma, in teoria, è lo Stato che ci dovrebbe informare. Viviamo in un posto piccolo dove per sanificare la struttura devo chiamare qualcuno da fuori, devo acquistare mascherine, guanti, abiti usa e getta insomma, devo fare un percorso e per questo serve tempo. Non sono una polemica ma penso che hanno giocato sul nostro stare in silenzio. Vogliamo risposte e notizie, è un centro Italia che le chiede».

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