di Gabriele Ripandelli
Buen camino. I 103 ragazzi dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, diretti verso Santiago de Compostela, hanno messo in moto le proprie gambe dopo i primi due giorni in cui si sono spostati in pullman, facendo tappa lunedì a Tolosa in Francia e martedì a Tui in Spagna. Il tema è il passo «I vostri nomi sono scritti in cielo». Ad organizzare il pellegrinaggio è stato l’Ufficio di Pastorale Giovanile in collaborazione con la Pastorale Universitaria e il Comitato zonale Anspi. Un viaggio per fortificare la propria fede e conoscere meglio sé stessi e gli altri, che riprende per i giovani perugini dopo due anni di stop forzato causa pandemia.
I 2683 chilometri da percorrere
Domenica 24 luglio i pellegrini si sono riuniti ad Olmo davanti al mojon fatto costruire da Ezio Cibruscola (abitante in quel quartiere) con l’amico artista Massimo Panfili. Un simbolo che ha un significato molto forte per alcuni dei residenti in via del Basalto che sono rimasti folgorati dall’esperienza di cammino vissuta qualche estate fa. I giovani si sono poi spostati nella chiesa parrocchiale di Olmo dove il vescovo Marco Salvi ha celebrato la messa. Da là a Santiago sono 2.683 chilometri (di cui ne cammineranno all’incirca 120) come spiega Cibruscola: «Ho considerato sentieri e strade secondarie. Di calcoli se ne potrebbero fare diversi perché diverse sono le possibili strade per arrivare alla tomba dell’apostolo Giacomo, ma il mio lo ritengo abbastanza vicino alla realtà perché ho considerato di andare da casa a ricongiungermi con la Francigena verso Siena e poi al contrario fino al confine, dirigermi verso Lourdes e poi raccordarmi a Saint Jean Pied de Port che è l’inizio ufficiale del cammino francese. Da lì i chilometri per Santiago sono noti». L’importanza della celebrazione prima della partenza viene commentata dal direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile don Luca Delunghi: «Volevammo rendere solenne un momento che non poteva essere semplicemente l’appuntamento per salire in pullman. Vogliamo entrare nell’ottica che il pellegrinaggio non è solamente un camminare o girovagare ma deve essere forte la consapevolezza che c’è una meta».
«I vostri nomi sono scritti in cielo»
La scelta di partire il 25 luglio porta con sé un grande valore simbolico essendo il giorno della festa dell’apostolo Giacomo, la cui tomba è la meta dei giovani pellegrini. Ad accompagnarli tra i sacerdoti sono partiti Vittorio Bigini, don Marco Brizziarelli, don Riccardo Pascolini e don Micheal Tiritiello. Non c’è don Luca che si è dovuto fermare nel perugino ma ha alle spalle già diverse esperienze a Santiago: «La prima volta ci andai a 17 anni con un gruppo di ragazzi senza soldi e in totale provvidenza». Racconta di una frase caratteristica di Santiago che gli ha fato capire appieno il significato dell’esperienza: «No hay gloria sin dolor. Questa significa avere consapevolezza. Tante volte si fugge dalle fatiche e la società ci narcotizza. I ragazzi devono essere rimessi davanti a questa consapevolezza: il pellegrinaggio è una metafora della vita fatta di incontri ma anche fatiche». Per questo una delle chiavi sarà il rapporto con i confraterni: «Abbiamo riletto in questi anni la realtà dei giovani. Rimangono come punti fermi la possibilità di staccare per mettersi in ascolto di sé stessi e della parola di Dio. C’è da scoprire un altro vicino a me, che vive le mie stesse esperienze e le stesse difficoltà». Don Luca, infine, è certo che sarà un’esperienza che si porteranno sempre dentro: «Ciò che vivono oggi è anche per il loro domani. Chi si è scoperto nella vocazione al matrimonio o al sacramento dell’ordine, chi si è impegnato nella scelta dello studio. Santiago è un’occasione, non una meta turistica. C’è una terra da raggiungere e una strada battuta da tanti altri pellegrini negli anni passati. Lo hanno fatto per fede che i ragazzi in questi dieci giorni possono trovare o fortificare».