Orvieto: «La Regione fermi ‘Le Crete’»

Italia Nostra contro il progetto di un nuovo impianto di produzione e stoccaggio compost «che andrebbe a incidere irreversibilmente sull’ecosistema»

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di L.P.

«Notevoli criticità e vistose lacune». A giudicare con toni drammatici le pesantissime ricadute ambientali del progetto di realizzazione di un impianto di produzione e stoccaggio di compost all’interno della discarica Le Crete è il presidente di Italia Nostra sezione di Orvieto Lucio Riccetti.

La discarica 'Le Crete' di Orvieto

La discarica ‘Le Crete’ di Orvieto

Italia Nostra Così, con una missiva inviata alla Regione Umbria dai legali dell’associazione, Italia Nostra tenta di bloccare il progetto di Acea, già depositato sul tavolo di palazzo Donini e in attesa di ricevere la Valutazione di impatto ambientale. «Preliminarmente – si legge nella lettera – si evidenzia che l’impatto della struttura sull’ecosistema della zona viene presentato in maniera riduttiva, con una ‘parcellizzazione’ dell’intervento che non viene inserito nel suo corretto contesto».

La Via Come si ricorda nella missiva, più volte il giudice amministrativo ha evidenziato che «la valutazione di impatto ambientale non si limita a una generica verifica di natura tecnica circa l’astratta compatibilità ambientale, ma implica una complessiva ed approfondita analisi di tutti gli elementi incidenti sull’ambiente del progetto unitariamente considerato, per valutare in concreto il sacrificio imposto all’ambiente». Indirizzo questo che, secondo Riccetti, non viene seguito dalla Sao nel progetto presentato.

Forte impatto Il progetto, dunque, andrebbe approfondito da parte delle autorità circa le ricadute ambientali dal momento che «l’impianto va a incidere su di una zona in cui l’equilibrio ambientale risulta già fortemente destabilizzato, e perciò la realizzazione di un’ulteriore struttura rischia di incidere profondamente e in maniera irreversibile sull’ecosistema». Di fronte, poi, alla vocazione agricola della zona – che rientra tra quelle dell’Orvieto Doc – con terreni destinati alla semina e vigneti, e alla presenza di boschi nel circondario, appare un’affermazione apodittica per Riccetti quella esposta dall’azienda per cui «la portata degli impatti risulta essere di bassa rilevanza in quanto alle attività previste non sono attribuibili situazioni di impatto significativo di misura significativa».

Lacune e carenze Mancano, poi, nel progetto, le descrizioni delle tecnologie adottate, l’analisi delle variazioni significative nella produzione dei rifiuti, i necessari approfondimenti scientifici sull’impatto di tale struttura sia sulla salute umana che sull’ambiente, di certo non considerabili di entità trascurabile per il rappresentante di Italia Nostra. Se per l’azienda, dunque, il progetto di realizzazione del nuovo fabbricato per la maturazione e lo stoccaggio del compost di qualità è «praticamente ininfluente e pertanto si ritiene che possa essere escluso dalla procedura di Via», secondo Riccetti il potenziale impatto cumulativo associato con le altre attività in essere presso il polo impiantistico di Sao Srl non sarebbe del tutto trascurabile.

Ripercussioni La Via «costituisce una delle più rilevanti espressioni del principio di prevenzione in materia ambientale, perciò non si può accogliere la tesi della Sao – conclude la lettera – in quanto nella presente fattispecie si rendono necessarie più approfondite valutazioni ex ante, in considerazione delle potenziali e pregiudiziali ricadute ambientali e gli effetti diretti e indiretti dell’intervento». Pertanto alla luce della realizzazione dell’opera, il progetto non prospetta, allo stato attuale, in maniera realistica, le ripercussioni che la realizzazione dell’opera, viste le sue caratteristiche, avrebbe sull’ambiente, sul patrimonio culturale e sull’agricoltura, soprattutto alla luce delle peculiarità del territorio orvietano che «si appalesano in realtà più che significative e che perciò richiedono l’espletamento della Via».

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