Per la prima volta in Umbria è stato operato un raro caso di tumore

Perugia – Si trovava nel rene ed era esteso al cuore: intervento eseguito dalla equipe multidisciplinare di urologia e cardiochirurgia

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Per la prima volta in Umbria, all’ospedale di Perugia, l’equipe di urologia – diretta dal professor Ettore Mearini – insieme all’equipe di cardiochirurgia – diretta dal dottor Marcello Bergonzini – hanno eseguito un intervento chirurgico per sconfiggere un grave e raro caso di tumore del rene esteso al cuore.

I dottori Mearini e Bergonzini

L’intervento

Il paziente umbro di 65 anni, trasferito dall’ospedale di Foligno, era affetto da un carcinoma del rene che coinvolgeva l’intera vena cava inferiore sino al suo sbocco nell’atrio destro del cuore, una delle quattro cavità cardiache. Dopo una complessa valutazione multidisciplinare effettuata dagli urologi, cardiochirurghi, radiologi e anestesisti il paziente è stato sottoposto dal radiologo interventista ad embolizzazione renale 24 ore prima della procedura chirurgica per ridurre al minimo il sanguinamento intra-operatorio. Si è trattato di un intervento chirurgico molto complesso che ha richiesto un nuovo approccio con pochissimi casi descritti nella letteratura scientifica internazionale. «Nello specifico – spiega il professor Ettore Mearini, direttore della clinica urologica – è stata effettuata l’asportazione radicale del rene e di tutto il trombo tumorale che arrivava sino al cuore, aprendo la vena cava inferiore». Il dottor Marcello Bergonzini, direttore di cardiochirurgia, aggiunge che «per evitare sanguinamenti l’intervento è stato eseguito bloccando l’attività cardiaca, mantenendo però l’afflusso di sangue agli altri organi attraverso la circolazione ematica extra-corporea». Mearini continua specificando che «tale strategia chirurgica consente di migliorare la sopravvivenza a 5 anni del 31% dei casi rispetto a chi non viene operato, anche se va sottolineato che, a causa della sua complessità, è gravata da un tasso di mortalità intra e post-operatoria del 4-10% e da un altrettanto rilevante tasso di complicanze, prime tra tutte, l’ischemia miocardica nel 37% dei casi e l’insufficienza renale acuta nel 42,7% dei casi. Dopo circa 6 ore, l’intervento chirurgico mini-invasivo, perfettamente riuscito, si è concluso senza sanguinamenti eccessivi né altre complicanze intra-operatorie».

Il tumore

«Il carcinoma renale rappresenta circa il 3% dei tumori maligni negli adulti», aggiunge Mearini. «Una delle caratteristiche precipue di tale tumore è la capacità di invadere la vena cava inferiore, evenienza che si verifica nel 4-10% dei casi. L’invasione della vena cava inferiore, la vena più grande del corpo umano, consiste nella formazione di trombi di natura tumorale al suo interno, portando ad una riduzione del tasso di sopravvivenza a 5 anni a circa il 60%. Il trattamento della trombosi cavale viene eseguito di routine in clinica urologica, essendo anche centro di riferimento per tale patologia, ma in questo caso l’azione del cardiochirurgo è stata fondamentale per il controllo dell’attività cardiaca». L’approccio cardiochirurgico, spiega Bergonzini, «che abbiamo messo a punto in sede di intervento, riguarda la mini-toracotomia, una piccola incisione intercostale che ha permesso di evitare di sezionare lo sterno e di aprire la gabbia toracica. Tale tecnica ha permesso al paziente di affrontare più agevolmente la fase post-operatoria, avendo ridotto al minimo i rischi di sanguinamento, di insufficienza respiratoria, di infezione dei siti chirurgici e di immobilizzazione prolungata. Tutto ciò ha consentito una rapida convalescenza senza alcuna rilevante complicanza». Dall’analisi della letteratura scientifica internazionale, commenta Mearini, «quello eseguito presso l’azienda ospedaliera di Perugia, è uno dei pochissimi casi di nefrectomia radicale con trombectomia cavale di IV stadio in circolazione extracorporea ottenuta mediante mini-toracotomia anteriore destra. La scelta di trattare una patologia così grave e complessa, carcinoma renale con trombosi della vena cava estesa al cuore, è stata possibile grazie alla presenza in ospedale di alte professionalità specialistiche che hanno applicato trattamenti multidisciplinari e utilizzato tecniche chirurgiche innovative. Investire su risorse umane e tecnologiche – conclude Mearini – è ciò che serve a mantenere l’azienda di riferimento regionale ai livelli che le competono». Il paziente, che è attualmente in ottime condizioni generali al proprio domicilio, ha avuto un rapido e completo recupero post-operatorio.

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