Ospedale di Terni: «No depotenziamento»

La denuncia M5S di Fiorelli e Liberati: «Cardiochirurgia, via altro professionista senza sostituzione. Timori per futuro». Pescini: «Rivedremo piano assunzioni»

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La denuncia è di chi all’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni ci lavora. Ovvero il consigliere comunale del M5S – la nota è firmata anche dal capogruppo regionale Andrea Liberati – Claudio Fiorelli: «Alla fine del mese di agosto, la cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera vedrà un altro professionista andare in pensione senza che si sia provveduto ad una sostituzione». Poche ore dopo arriva la risposta del commissario straordinario Lorenzo Pescini.

Luca Simonetti e Claudio Fiorelli

La preoccupazione: «Già precaria carenza personale»

I due esponenti pentastellati esprimono preoccupazione: «Il caso, che in altri momenti potrebbe essere considerato come un semplice e routinario avvicendamento, desta invece particolare preoccupazione perché si inserisce in una già precaria carenza di personale esistente ormai da molto tempo e non fa altro che rafforzare i nostri timori su un’ ulteriore volontà di depotenziare il nosocomio ternano come lascerebbe intendere la lettura del nuovo piano sanitario regionale preadottato dalla giunta uscente e che il M5s sta denunciando da alcuni mesi». Il professionista in questione – ndr – è il 64enne Paolo Fiaschini: si occupa di interazione gestionale con la terapia intensiva nella struttura complessa guidata dal responsabile Valentino Borghetti.

Il segnale di discontinuità

C’è qualcosa da rivedere e anche di corsa: «Nonostante le rassicurazioni dei vertici sanitari della Regione Umbria e dell’azienda ospedaliera circa la salvaguardia e il potenziamento dell’alta specialità a Terni, non c’è stato ancora quel segnale di discontinuità che ci confermi il cambio di rotta, anzi assistiamo a tutt’altro. Basti pensare che un servizio come la cardiochirurgia, il cui organico completo richiederebbe almeno sei persone, dispone di soli tre chirurghi, più un primario facente funzione. Con un numero così esiguo di medici c’è un concreto pericolo per la continuità operativa e, cosa ancor più grave, il rischio di non poter garantire le emergenze le quali, è superfluo ricordare, pongono il paziente a rischio di vita. Se consideriamo infine che la cardiochirurgia di Terni è localizzata in un punto strategico, a metà strada da Perugia e Roma, si comprende di più l’importanza di mantenere tale servizio efficiente e pienamente funzionante».

La valorizzazione

In conclusione Fiorelli e Liberati evidenziamo che c’è volontà di «spingere affinché venga valorizzata l’alta specialità presente nel nosocomio ternano in tutte le sue declinazioni mettendo a disposizione dell’azienda risorse e professionalità atte a garantire continuità e qualità del servizio, e non cesseremo di denunciare quelle che, secondo noi, appaiono come difformità tra ciò che viene annunciato e ciò che si manifesta essere la triste realtà dei fatti».

Lorenzo Pescini

La replica: «Nessun processo di depotenziamento»

A stretto giro arriva la replica di Pescini: «Non è in atto alcun processo di depotenziamento dei servizi dell’Azienda ospedaliera di Terni. Al contrario, alla luce del recentissimo sblocco regionale in materia di concorsi e selezioni pubbliche e compatibilmente con i vincoli economici di bilancio assegnati, confermo che già da fine agosto procederemo a rivedere l’intero piano assunzioni 2019 al fine di risolvere il prima possibile le maggiori criticità e carenze organizzative ad oggi intercettate e, con tutti gli strumenti contrattuali disponibili, è mia intenzione costruire e mantenere le necessarie competenze e professionalità all’interno dell’ospedale. Questo non soltanto – conclude – per garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza ai cittadini, ma anche e soprattutto per sviluppare le molte eccellenze che consentono alla nostra azienda di offrire servizi di altissima qualità sia sul territorio che a livello extraregionale, tra cui, naturalmente, la citata cardiochirurgia».

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