Ospedale Terni, ‘ripartenza’ più vicina con nodi da sciogliere

Faccia a faccia azienda-sindacati nella giornata di venerdì. Si è parlato della ripresa delle attività ma anche di alcune cose che non vanno

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Una fase due prossima anche per l’ospedale di Terni, pur con tutte le cautele del caso, che potrebbe condurre ad un primo incremento del 40% dell’attività chirurgica e ad una ripresa analoga di quella ambulatoriale con le visite e gli accertamenti diagnostici strumentali che ripartiranno dall’11 maggio. Questo uno dei dati emersi venerdì nel confronto – online – fra direzione dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ e sindacati. L’accesso ai reparti, di contro, resta legato all’esito del tampone.

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Normalità per le terapie intensive

Alla luce del costante calo dei ricoveri nelle ultime settimane, presto la normalità – la speranza è che la situazione continui a migliorare fino al fatidico ‘zero pazienti Covid’ – potrebbe tornare anche nelle terapie intensive del nosocomio. I 21 posti letto a cui si era giunti per fronteggiare la crisi nei momenti più bui, sono destinati a tornare a 10. Ferma restando la possibilità – in casi di necessità – di incrementarli nuovamente.

Screening

Sul piano dei tamponi, è stato detto, l’azienda ospedaliera è in grado di garantirne almeno 300 al giorno, 6 dei quali ‘rapidi’. In attesa di capire se tale volume possa essere integrato anche dai test sierologici, per i quali sarà decisiva la linea dettata dalla Regione. In questi giorni, fra l’altro, sta partendo la seconda tornata di test sui dipendenti del ‘Santa Maria’ per proseguire nello screening già avviato e che ha dato risultati interessanti, consentendo di scoprire diversi ‘asintomatici positivi’.

Alcune richieste

Nel faccia a faccia, si fa per dire, si è parlato anche di ferie (la programmazione di quelle estive partirà a breve) e delle schede di valutazione per produttività e fasce (inviate in questi giorni ai coordinatori). Dai sindacati è giunta una richiesta di maggiore chiarezza relativa alla ripartenza delle attività chirurgiche ‘elettive’ e quindi alla ripartenza del blocco operatorio, così come una distribuzione dei dispositivi di protezione in linea con le caratteristiche e le necessità dei singoli reparti ed operatori.

Criticità e ‘denunce’

In tale contesto il sidacato Fials, attraverso la propria segreteria aziendale, ha avanzato alcune precise richieste alla direzione dell’azienda. Come l’inserimento di personale nei reparti per assistere pazienti, che con le misure adottate non possono ricevere più assistenza dai familiari, salvo casi eccezionali. Di contro, per la Fials, le equipe mobili di personale infermieristico ed oss non garantirebbero la sicurezza di operatori e pazienti. Duro il sindacato nel denunciare spostamenti di personale da reparti caratterizzati da positività al Covid, verso altri servizi, senza l’attuazione di misure preventive ritenute adeguate. Infine la Fials ha paventato l’uso inappropriato della pronta disponibilità per il personale oss, non prevista dal contratto collettivo nazionale. Aspetti su cui la direzione si è riservata di svolgere alcuni approfondimenti che, se riscontrati, potrebbero condurre all’attuazione di procedimenti disciplinari specifici.

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