Ospedali e Usl, boom di aggressioni al personale sanitario

Nel 2019 si contano in Umbria 130 casi con un incremento dell’83% rispetto al 2018

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Ben 130 segnalazioni di atti di violenza nelle aziende sanitarie umbre nel 2019, con un aumento che supera l’80% rispetto al 2018. A comunicare il dato per evidenziare le modalità di prevenzione e gestione di tali episodi è l’assessore regionale alla salute Luca Coletto.

Il disegno di legge

Da palazzo Donini si sono mossi in seguito all’approvazione – 5 agosto – del disegno di legge sulla sicurezza per gli operatori sanitari. Si ricorda ai professionisti che «operano nelle aziende sanitarie e nelle strutture private accreditate umbre, che la Regione ha già adottato le linee di indirizzo regionali con l’obiettivo di prevenire gli atti di violenza contro gli operatori sanitari, stimolando così le aziende sanitarie ad elaborare programmi omogenei dedicati alla riduzione del rischio di violenza. Grazie a questa programmazione – prosegue Coletto – siamo in possesso dei dati relativi alle segnalazioni di aggressioni nel 2019 che sono arrivate solo dagli operatori delle aziende sanitarie e ospedaliere, visto che, al momento, non risulta nessuna segnalazione da parte delle strutture private accreditate».

I rischi e l’aumento: +83%

Gli operatori dei servizi sanitari – sottolinea Coletto – «durante la loro attività, sono esposti al rischio di subire atti di violenza, da parte di utenti e dei familiari che accedono ai servizi. Negli ultimi anni tale rischio sembra in crescita e rappresenta uno degli aspetti a cui gli operatori sono maggiormente sensibili relativamente alle criticità da loro espresse e inerenti alla sicurezza della propria attività professionale. Per la gestione del fenomeno le linee di indirizzo regionali prevedono che tutte le aziende abbiano un sistema di segnalazione degli atti di violenza a danno degli operatori. Che il fenomeno sia in crescita lo dimostrano i numeri: nel 2015 nelle quattro aziende umbre le segnalazioni di aggressioni sono state 4, che diventano 13 nel 2016, 20 nel 2017, 71 nel 2018, 130 nel 2019». L’incremento è dell’83%: «Rispetto all’interpretazione di tali dati è importante tenere conto del fenomeno di sottosegnalazione con una conseguente difficoltà nella quantificazione reale del fenomeno».

Le denunce

Nella maggior parte dei casi «gli atti denunciati sono rappresentati da eventi con esito non severo. In genere – mette in evidenza l’assessore regionale – le aggressioni più comuni sono perpetrate attraverso l’uso di un linguaggio offensivo. Va però sottolineato che spesso vi è una progressione nel comportamento violento che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, può arrivare fino a gesti estremi; è quindi molto importante che il comportamento violento sia evidenziato, riconoscendolo all’esordio e non sottovalutando anche gli eventi più contenuti, in modo da impedire l’escalation della violenza e interrompere il corso degli eventi. Ogni episodio di aggressione a danno del personale sanitario a prescindere dalla natura e gravità del danno occorso, deve essere tempestivamente segnalato, in quanto rappresenta un’indicazione chiara della presenza nell’ambiente di lavoro di fattori di rischio e vulnerabilità che richiedono l’adozione di opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori. Il servizio sanitario regionale ha la responsabilità di tutelare la salute e la sicurezza sia dei soggetti che necessitano di cure, che del personale che vi opera. Non bisogna dimenticare – conclude – che il personale sanitario è più esposto degli altri lavoratori ad episodi di violenza, dovendo spesso gestire rapporti caratterizzati da una condizione di forte emotività, sia da parte del paziente che dei familiari, che possono trovarsi in uno stato di fragilità, frustrazione o perdita di controllo».

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