Papa Francesco ad Assisi, l’emozione dell’incontro con i poveri

Venerdì la quinta visita del pontefice nella basilica di Santa Maria degli Angeli

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È arrivato il giorno dell’attesa giornata della visita di papa Francesco ad Assisi, la quinta dall’inizio del suo pontificato. Venerdì mattina il santo padre è giunto in elicottero nella città serafica, dove è in programma l’incontro con 500 poveri provenienti da tutta Europa, in occasione della Giornata mondiale loro dedicata, nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Prima di arrivare in chiesa Bergoglio ha fatto una piccola deviazione, recandosi in visita alle Clarisse del monastero di Santa Chiara.

Il racconto della giornata

Ad attendere il papa sul sagrato della basilica e a dargli il benvenuto ad Assisi, città alla quale ha dimostrato ancora una volta di essere molto legato, c’erano il vescovo, Domenico Sorrentino, il sindaco Stefania Proietti e il presidente della Conferenza episcopale umbra, Renato Boccardo. Diversi i fedeli più o meno giovani che hanno aspettato il pontefice lungo le transenne posizionate davanti alla basilica, accogliendolo al grido «evviva il papa». È stata invece una rappresentanza dei 500 poveri a consegnargli simbolicamente il mantello e il bastone del pellegrino. Poi la preghiera nella Porziuncola e l’inizio vero e proprio dell’incontro, con le testimonianze degli ‘ultimi’: quella di una famiglia francese, di uno spagnolo, di un altro francese, di un polacco, di due cittadini afgani e di una romena.

«Aprire gli occhi su disuguaglianze»

«Assisi non è una città come le altre, porta impresso il volto di San Francesco» ha detto il pontefice prendendo la parola dopo le testimonianze. «Pensare – ha aggiunto – che tra queste strade lui ha vissuto la sua giovinezza inquieta ed è stato chiamato a vivere il Vangelo alla lettera, è una lezione fondamentale». Poi il pensiero è andato ai protagonisti di questa giornata. «Ai poveri – ha detto il pontefice – sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate. È tempo che si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono. È tempo di rimboccarsi le maniche per restituire dignità creando posti di lavoro. È tempo che si torni a scandalizzarsi davanti alla realtà di bambini affamati, ridotti in schiavitù, sballottati dalle acque in preda al naufragio, vittime innocenti di ogni sorta di violenza. È tempo che cessino le violenze sulle donne – ha continuato – e queste siano rispettate e non trattate come merce di scambio. È tempo che si spezzi il cerchio dell’indifferenza per ritornare a scoprire la bellezza dell’incontro e del dialogo. È tempo dell’incontro: se non torniamo ad incontrarci andremo incontro ad una fine molto triste».


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