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Home » Partecipate in Umbria: «Controlli carenti»

Partecipate in Umbria: «Controlli carenti»

di Lucina Paternesi
25 Gennaio 2017
in Attualità, Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
La Corte dei Conti dell'Umbria

La Corte dei Conti dell'Umbria

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C’è una lunga sfilza di richiami, più o meno severi, a comuni e regioni nella relazione redatta dalla Corte dei conti sulle oltre seicento partecipate dagli enti, comuni e regione in primis, umbri.

La relazione I controlli sono pochi e, secondo la magistratura contabile, ancora troppo alti gli sprechi. Lo scrivono i magistrati contabili nella relazione sulla razionalizzazione delle società partecipate da enti pubblici aventi sede in Umbria per il 2016, che evidenzia «comportamenti e scelte gestionali – si legge nella relazione – non sempre motivati in conformità alle indicazioni delle norme di riferimento». La relazione ha preso in esame i dati acquisiti di tutte le aziende partecipate dei comuni umbri, ad eccezione di Nocera Umbra, Valtopina e Monte Santa Maria Tiberina, di Regione, Università e Camera di Commercio e, in totale, emerge che il 52,5% delle aziende devono essere mantenute, il 27% dismesse e il 19,3% è in stato di liquidazione.

LA RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI

I piani Per ogni partecipazione societaria da parte di un ente pubblico, la legge prevede che i piani di razionalizzazione debbano essere inviati alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Ma è proprio dall’analisi di questi piani, consegnati per lo più incompleti, che per il magistrato relatore Vincenzo Busa, con l’ausilio dei funzionari Antonella Castellani e Rossella Salustri, si evince «una mancata o carente definizione di un sistema di controllo e di vigilanza sulle entità partecipate». Non solo, secondo la magistratura contabile è troppo diffusa l’erronea convinzione che la limitata consistenza della partecipazione posseduta sia d’ostacolo all’adozione di iniziative di contenimento delle spese e, quindi, alla completezza delle previsioni dei piani.

Comune Perugia Per quanto riguarda il comune di Perugia, figurano tra le partecipate in dismissione, la Fintab S.p.A., per la gestione dei beni immobili, promozione e gestione delle attività turistiche, e l’Agenzia per l’innovazione nell’amministrazione e nei servizi pubblici locali, la S.c.a.r.l., mentre risultano in liquidazione la Sienergia S.p.A. e Perugia Rete S.p.A., che si occupava di progetti nel settore dell’informatica. Per quanto riguarda la Minimetrò S.p.A., l’azienda figura come da ‘mantenere’ anche se riguardo ai risparmi da conseguire è stato proposto di valutare l’ipotesi di procedere a una riduzione della remunerazione dell’amministratore unico e del collegio sindacale nella misura del 20%, misura che dovrebbe essere entrata in vigore a partire dal maggio 2015. Per tagliare i costi di Umbra Acque, di cui il comune detiene il 33,33%, è stata avanzata, invece, la proposta di riduzione dei membri degli organi di amministrazione  nonché la remunerazione degli stessi.

Gesenu Tra le partecipate dirette rientra anche Gesenu, che potrebbe razionalizzare alcuni costi attraverso l’incorporazione delle società Tsa e Sia «tenuto conto che svolgono il medesimo oggetto sociale e operano nello stesso ambito territoriale». Riguardo ai risparmi da conseguire, anche qui da i piani emerge come si potrebbe ridurre gli organi di amministrazione della dirigenza – a seguito di incorporazioni – e ridurre i membri del cda, nonché la remunerazione degli stessi. Nel piano presentato dall’ente, però, si ricorda anche come è necessario adoperarsi affinché vengano messe in atto le linee guida approvate con deliberazione del consiglio comunale nel 2012 e che prevedono un compito di controllo e «vigilanza, da parte del comune, sull’erogazione dei servizi e sulla riduzione dei costi per un abbassamento delle tariffe, secondo criteri di efficacia e efficienza e, più in generale, per realizzare gli scopi sociali che il comune di Perugia ha fissato»

Controlli «Raramente i piani hanno offerto analisi accurate della situazione economico-patrimoniale delle partecipate o si soffermati sui rapporti di debito-credito e sulla congruità dei finanziamenti erogati alle società partecipate. Molti piani sono risultati incompleti, specie per quanto riguarda le partecipazioni indirette», scrivono ancora i magistrati, invitando gli enti pubblici a maggiori controlli e a una «revisione critica dei criteri di gestione delle partecipazioni societarie, da parte di enti pubblici tenuti prima di tutto, a definire un compiuto sistema di controllo degli organismi partecipati in grado di fornire esaustive e continue informazioni in merito alla realizzazione degli obiettivi dell’ente, ai reciproci rapporti finanziari, alla situazione contabile, gestionale e organizzativa della società nonché ai possibili squilibri economico-finanziari rilevanti per il bilancio dell’ente»

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