Pd, la legge dei 104: «Decidiamo noi»

Gli appelli di Verini e Orlando non ottengono i risultati sperati: la maggioranza filobocciana vuole decidere guida del partito e candidati alle regionali. Intanto Ferrucci replica a Presciutti: «Io tecnico vero»

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di P.C.

Che non fosse risolutivo lo si era capito subito, dalle facce perplesse di molti dei presenti e dalla verve (ironico; ndr) con cui Verini e Orlando hanno scudisciato i convenuti all’incontro di lunedì sera a Ponte San Giovanni, che – nelle intenzioni dei promotori – doveva superare l’assemblea (di fatto delegittimata e decapitata dalle inchieste della magistratura) e costituire quello che è stato definito dallo stesso commissario «quadro dirigente diffuso».

Ma che addirittura le risposte arrivassero quasi in tempo reale e del tutto in controtendenza con lo spirito dell’incontro se lo aspettavano in pochi. E invece è andata così; con i bocciani e i mariniani – i famosi 104 – che pretendono di far valere la loro maggioranza in assemblea, con i giovani e i ‘veriniani’ che invece rivendicano la legittimità del nuovo organismo e dichiarano di fatto sciolta l’assemblea. E nel frattempo arriva pure la risposta di Ferrucci, leader della nascente lista civica, che rivendica il suo essere tecnico e non politico.

L’INCONTRO CONVOCATO DA VERINI CON ORLANDO (CHE SFERZA I VERTICI LOCALI)

«Serve assemblea per prendere decisioni»

La maggioranza dell’assemblea regionale ha fatto sapere che «partecipa e parteciperà ad ogni momento di discussione, come quello di ieri, ma non rinuncia a confermare il valore dell’assemblea regionale stessa, come organismo legittimato a prendere decisione», quindi niente direttorio allargato come vorrebbe Verini, a cui si chiede di convocare l’assemblea (come richiesto con la famosa raccolta firme dei 104) e aprire il partito «alla partecipazione e alle primarie di una coalizione ampia e civica per la scelta del candidato presidente. Primarie, occorre sottolinearlo, per scegliere i candidati e il candidato presidente».

«Solo in questo modo potremo riacquistare la fiducia degli umbri», dicono gli esponenti della maggioranza del partito democratico umbro, decapitato dall’inchiesta della magistratura, come ha ricordato Orlando nel suo intervento a Ponte San Giovanni. «Sarebbe un modo per coinvolgere i cittadini realmente, con percorsi condivisi e non preimpostati», ribadiscono i componenti della maggioranza, che continuano a lamentarsi delle eccessive ingerenze da Roma in Umbria.

ORLANDO: L’INTERVENTO INTEGRALE – VIDEO

Baiardini controcorrente: «Assemblea decaduta»

Per Paolo Baiardini, già coordinatore della segreteria regionale e coordinatore del gruppo di lavoro del commissario del Pd umbro, invece «la sede è questa» ricorda in una nota in cui cita proprio Verini. «Insistere ancora sulla storia della vecchia assemblea regionale da parte di alcune decine di membri, significa dare una mano ai nostri avversari. Le comunicazioni ufficiali della segreteria nazionale sono inequivocabili. Quell’organismo è decaduto. Stop. Chi si attarda e cavilla ancora su questo punto danneggia obiettivamente, gravemente, il lavoro difficile del partito, in una fase davvero impegnativa e nella quale dobbiamo lavorare tutti insieme».

E intanto Ferrucci rivendica: «Sono un tecnico, non un politico»

Come se non bastassero i colpi di coda, ci si mettono anche nuove e freschissime polemiche con il neonato gruppo civico, accusato dal sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti di essere civico solo di facciata, essendo stato Luca Ferrucci componente della direzione regionale. Ferruci – forse leggendo proprio il live di umbriaOn – se ne lamenta su facebook alle due di notte, rivendicando di essere un tecnico puro e di aver fatto parte della direzione per pochi mesi («circa l’1% dalla mia maggiore età ad oggi», cita per amor di precisione) e comunque in ruolo di tecnico.

Ecco il suo post:

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