Pd, Orlando ascolta. Ma poi sferza gli umbri

Sindaci, segretari e parlamentari convocati da Verini, alla presenza del vicesegretario nazionale, che dopo tre ore di dibattito chiarisce: «Chi ha sbagliato si faccia da parte»

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di P.C.

Dopo tre ore e passa di interventi, dopo tanti tentativi di passi in avanti ma anche tante ‘frenate’ e tanti distinguo, dopo diversi riferimenti alla necessità di decidere qui, in Umbria, i destini del partito, Andrea Orlando dice chiaro e tondo, in apertura del suo intervento: «Noi non siamo qui per sostituirci alla classe dirigente regionale; noi siamo qui perché per decisione della magistratura il Pd umbro è stato privato della sua guida; ve lo ricordo perché magari è utile ricordarci da dove veniamo; dopodiché noi saremmo ben lieti di fare un passo indietro non appena il partito umbro dimostrerà di poter fare un passo avanti». Capito il concetto?

IL MESSAGGIO DI ANDREA ORLANDO – VIDEO INTEGRALE

Andrea Orlando

I giocatori ‘squalificati’

Dopo la ‘sferzata’ iniziale, l’intervento di Andrea Orlando prosegue pacato ma sempre molto fermo nei toni. I contenuti a volte sono concilianti, altri più duro. Fino a quando – utilizzando una metafora calcistica (che è stata il fil rouge dell’incontro) – il vicesegretario dice chiaro e tondo che, in vista delle regionali, qualche giocatore, anche se più bravo degli altri, deve restare a casa, dopo il ‘cartellino rosso’.

«La vicenda giudiziaria – dice Orlando – va affrontata non dal punto di vista giudiziario, a quello pensa la Magistratura, ma va interpretata dal punto di vista politico. Dobbiamo chiederci: quella vicenda ha rafforzato o indebolito il ‘racconto’ che la Lega ha fatto in questi anni della politica del Pd, dipinto come un partito di establishment che gestisce il potere. E purtroppo è evidente che questa tegola che ci è caduta in testa ha rafforzato la Lega e il suo racconto».

«Io lo so che le vicende giudiziarie vanno avanti e hanno il loro corso, ma noi la battaglia politica dobbiamo farla adesso. E il grado di discontinuità va messo in atto su un discorso politico. Noi non stiamo dando pagelle morali, ma dobbiamo costruire una squadra e dobbiamo decidere qual è la squadra che mettiamo in campo per sconfiggere un avversario di cui sappiamo benissimo lo schema di gioco; dobbiamo decidere il grado di discontinuità rispetto a come i nostri avversari giocheranno la partita elettorale».

Lui la soluzione ce l’ha: «Ci sono dei giocatori che giocano benissimo ma che in certe partite non li fai giocare…». Tradotto: sarai pure un campione, ma se sei ‘squalificato’ in campo non puoi scendere

Prossime regionali saranno un ‘mid-term’ per il governo

Altro passaggio significativo, nel finale, quando Orlando torna sul tema della richiesta di autonomia territoriale del partito spiegando che c’è un motivo importante per cui a Roma si interessano delle cose umbre: «Noi vorremmo tornarcene a Roma, non è che ci sia piaciuto dover correre qui alla vigilia delle Europee, ma (in attesa che il Pd Umbro cammini con le proprie gambe) la prossima sarà la prima tornata per capire se si ferma o non si ferma Salvini: giocoforza si celebrerà una sorta di ‘medio termine’ dal punto di vista politico, in un clima incandescente ancor più di quanto non lo sia oggi. Le regionali sono sempre state elezioni amministrative sui generis che risentivano del clima politico. Ora lo saranno ancor di più: saranno elezioni politiche a tutti gli effetti. O la buttiamo fortemente in politica o il destino è segnato», sentenzia amaro Orlando.

Orlando e Verini

Il quadro dirigente diffuso

Alla riunione ci sono i segretari di partito, i sindaci, i membri dell’assemblea nazionale, parlamentari ed ex parlamentari, insomma quello che viene definito il ‘quadro dirigente diffuso’ del Partito Democratico. «È qui che si prenderanno le decisioni», dice Walter Verini aprendo la riunione. E poi chiarisce: «Non ci sarà nessuna resa dei conti perché non ci sono conti da regolare». Poi l’attacco al governo e alla Lega in particolare: «Stanno umiliando questa regione, visto che continuano a dire che il loro candidato presidente si sceglie a Roma. E viste le notizie di questi giorni – aggiunge con una battuta – non vorrei si scelga a Mosca…». Ovviamente il commissario – inaugurando un profluvio di metafore calcistiche che attraverserà tutta la lunga riunione – ammette che «non sarà una partita semplice, ma il Pd potrà giocarla a pieno titolo e potrà giocarla aprendosi al territorio, come già stiamo cominciando a fare». Riferendosi al progetto civico che sta nascendo, Verini chiede ai presenti di non firmare appelli o adesioni «per non togliere il carattere civico a quel progetto».

Dall’altra parte

In platea gli sguardi sono perplessi e qualcuno si lascia scappare un commento sconsolato («Che ci facciamo qui? Sinceramente non l’ho capito»), facendo un sospiro disilluso guardando lo sguardo fin troppo bonario di Orlando, che qualcuno sperava venisse qui con lo scudiscio. «Ma non è nel suo stile usare la frusta», ammette una persona poco prima che il commissario cominci a parlare. E mentre parla Verini in platea ci si cerca con lo sguardo, quasi a contarsi, a pesarsi, a cercare conforto reciproco. Si mandano messaggi, si fanno squilli, si ripassa il discorso che si farà, si alza la mano per prenotarsi…

Tutti attenti al cellulare

Gli interventi

Il primo a parlare è Fabrizio Bracco, poi Francesco De Rebotti, Massimiliano Presciutti, Tommaso Bori, Sandro Pasquali, Vinicio Guasticchi… e via via gli altri fino alla riconfermata consigliera comunale di Perugia Sarah Bistocchi e alla presidente dell’assemblea regionale Donatella Porzi.

Chiaro che i convitati di pietra fossero, da un lato, ‘il gruppo dei 104’ e dall’altro l’iniziativa civica che vede Luca Ferrucci come leader in pectore. «Peccato però – accusa Presciutti – che Ferrucci sia un componente del gruppo dirigente regionale regolarmente eletto: e allora di quale civismo parliamo?».

Sia Pasquali che Guasticchi puntano il dito contro l’iperattivismo social («Smettiamola di scrivere quando non abbiamo nulla da dire di costruttivo»).

Giacomo Leonelli, fra i protagonisti della battaglia interna al consiglio regionale per il supporto a Catiuscia Marini, parla quando ormai sono passate le 21 e in platea si sono formati capannelli (Paparelli da un lato, la Cecchini dall’altro) e in pochi ascoltano. «Almeno stasera non ci sono defezioni strategiche», fa notare Leonelli guardando il bicchiere mezzo pieno. E a proposito di bicchieri… quando Verini fa notare che mancano ancora 8 interventi qualcuno sale su, alla reception, a farsi un aperitivo prima della cena.

Ma nel frattempo, in attesa della chiusura del vicesegretario Orlando, che per tutto il tempo è stato al suo posto ed ha ascoltato tutti, gli interventi continuano. E qualcuno dice: «Io non ho ancora capito se con questa iniziativa abbiamo superato o no il problema dell’assemblea (i famosi 104; ndr)».

Viene da più parti rilanciata l’idea delle primarie, magari anche per i candidati consiglieri.

Altre frasi eclatanti, molte con metafora calcistica, in ordine sparso: «Non pensiamo di aver già perso», «Non abbiamo nulla da perdere», «Il Pd non fa schifo», «Primarie? Se non ora quando?», «Non stiamo andando da nessuna parte», «La Lega prende voti dove un tempo non si toccava palla se non eri del PCI», «Si può perdere ma non si può sbagliare l’analisi della sconfitta», «Nulla è perso finché non avremo il coraggio di dire che tutto è stato perso e che bisogna ricominciare daccapo».

Metafora calcistica usata anche dalla presidente Porzi («Così capiscono tutti») quando, per rispondere alla Bistocchi che chiedeva un passo di lato («Se non proprio indietro»), parla della distribuzione delle maglie in una squadra: «Ognuno pensa di meritare la 10 ma poi cerca di attorniarsi dei migliori perché a tutti piace vincere». E poi, ancora con metafora pallonara: «Questa partita voglio giocarla insieme a voi».

Sarà soprattutto a lei che Orlando risponderà nel suo intervento. Poi, come si vede nel nostro video, alla fine fra i due c’è un saluto cortese. 

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