Il dibattito, nei giorni scorsi, aveva infiammato la polemica per via di quegli immobili comunali concessi a canoni irrisori ad alcune associazioni sul territorio, la prima commissione affari costituzionali mercoledì mattina ha ripreso in mano il regolamento comunale. Dopo le denunce della consigliera del Movimento 5 stelle Cristina Rosetti e la delibera presentata dai consiglieri del gruppo misto Lorena Pittola e Sergio De Vincenzi, il regolamento per le assegnazioni in comodato alle associazioni è stato rivisto anche alla luce di alcuni approfondimenti fatti dal vice segretario Laura Cesarini. Il lavoro non è ancora stato terminato, ma stavolta il Comune sembra fare sul serio.
Novità Tra le modifiche di rilievo apportate, all’articolo 4 è stato stabilito che l’assegnazione dei locali è disposta dalla giunta con apposito provvedimento su proposta della Commissione tecnica che sarà composta dai dirigenti delle attività culturali, attività sportive e ricreative, servizi sociali, demanio e patrimonio. Inoltre è’ stato eliminato il principio secondo cui la commissione dovesse essere presieduta dall’assessore al bilancio, trattandosi di un organismo tecnico.
L’osservatorio La parte principale della seduta è stata dedicata alla riscrittura dell’articolo 4 comma 6, con cui è stato istituito l’Osservatorio. In considerazione del fatto che lo statuto comunale già prevede il Forum delle Associazioni, l’osservatorio sarà composto composto dall’assessore al bilancio, dall’assessore all’associazionismo e da tre consiglieri comunali, due di maggioranza ed uno di opposizione. Con compiti consultivi e di monitoraggio in ordine all’utilizzo degli immobili comunali, la partecipazione all’organismo sarà a titolo gratuito. La commissione ha poi provveduto all’analisi degli articoli successivi, in relazione ai quali restano da approfondire, in sostanza, due questioni: la durata dei contratti di locazione che potrebbe essere di 3 o più anni per la consigliera Pittola e l’ipotesi di procedere ad una revoca dell’assegnazione nel caso in cui i locali vengano usati per scopi diversi da quelli propri dell’associazione o a scopo di lucro.