Un assistente capo della polizia penitenziaria del carcere di Perugia-Capanne, aggredito lunedì da un detenuto con problemi psichici. A denunciare l’accaduto è il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria. «Il detenuto – spiega il sindacato – era sottoposto a terapia obbligatoria da parte dell’area sanitaria. L’assistente capo, insieme all’infermiere e ad un altro collega della polizia penitenziaria, sono dovuti entrare nella cella per la somministrazione del farmaco, in quanto lo stesso detenuto alle ore 7 si era rifiutato di prenderla. Nel momento in cui il poliziotto è entrato, lui era disteso sul letto, si è girato e proditoriamente l’ha colpito in faccia sull’occhio sinistro, spaccandogli il sopracciglio. Solo il pronto intervento degli altri colleghi ha evitato che la situazione degenerasse. Attualmente il poliziotto è stato portato al locale nosocomio per le cure del caso».
«Servono misure concrete, non chiacchiere»
«Speriamo finisca presto questo massacro nei confronti della polizia penitenziaria – afferma il segretario nazionale del Sappe, Fabrizio Bonino -, anche con strumenti idonei per garantire l’incolumità degli agenti. Servono, e li chiediamo da tempo, urgenti provvedimenti per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge: strumenti come quelli in uso a polizia di Stato e carabinieri, ossia pistola ‘taser’ e spray al peperoncino, e l’istituzione in ogni carcere una sezione custodiale chiusa dove allocare e vigilare i detenuti più facinorosi o che si rendono protagonisti di episodi di violenza e minacce nei confronti del personale».
«Sempre più episodi gravi»
Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime «vicinanza ai colleghi di Perugia-Capanne» e denuncia: «Si tratta di un fatto di una viowlenza inaccettabile e che ci ricorda per l’ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli istituti penitenziari del paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Perugia-Capanne, la richiesta di un incontro con i vertici del ministero della giustizia e dell’amministrazione penitenziaria per affrontare gli eventuali interventi da adottare, come ad esempio proprio le tutele da assicurare al personale in servizio».