Perugina, sull’accordo c’è ‘silenzio assenso’

Discusso in assemblea (ma non votato) il documento siglato la scorsa settimana in Confindustria. Operai a Perugia ricevuti dal sindaco. E intanto arrivano le lettere

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di P.C.

Come era prevedibile, lascia strascichi l’accordo fra sindacati e Perugina siglato in Confindustria la scorsa settimana: dopo le urla in quarta commissione, dove è andato in scena un primo scontro pubblico fra lavoratori, sindacati e istituzioni, gli operai fanno sentire il loro dissenso per un accordo che a molti di loro non piace e in merito al quale – denunciano – non hanno avuto la possibilità di esprimere il loro parere in assemblea. Intanto, arrivano le lettere da Nestlé.

L’ACCORDO FINALE, LEGGI IL DOCUMENTO

Sconforto fra gli operai

Ultime ore Lacrime e rabbia nello stabilimento di San Sisto. La situazione è drammatica perché gli operai sentono che si sta arrivando alla resa dei conti e non c’è molto in cui sperare: firmato l’accordo, servirebbe un vero colpo di mano per bloccare un percorso che appare ormai segnato. Da Nestlé arrivano le prime lettere che spingono gli operai a prendere una decisione: trasferimento, ricollocamento o esubero? I tempi sono ristretti.

I LAVORATORI: «VENDUTI PER 30 MILA EURO»

Appelli alle istituzioni Venerdì pomeriggio una delegazione degli operai più contrari all’accordo è stata ricevuta dal sindaco di Perugia Andrea Romizi, che ha potuto promettere ben poco, vista la scarsa possibilità di manovra che viene lasciata al primo cittadino in una vertenza così ampia: monitoraggio dei processi in corso, tentativo col Mise, magari una telefonata agli ex dirigenti che avevano proposto di recuperare posti lavoro con la cooperativa Perugina (il workers buyout che a Nestlé non piaceva). Settimana prossima si replica in Regione, dopo che la presidente Catiuscia Marini ha fatto sapere di essere disponibile a incontrare i lavoratori. Ma la sensazione è che si stia raschiando il fondo del barile delle possibilità.

TUTTO SULLA VERTENZA PERUGINA NESTLE’ – ARCHIVIO

Lettere agli operai Perugina

Raccomandate «Ieri è stata una brutta giornata – dice Catiuscia Rubeca – perché abbiamo saputo che sono partite le prime 35 lettere (ai dipendenti di ufficio personale e gestione qualità; ndr) con una minaccia velata di licenziamento». Una dichiarazione un po’ forte ma che gli operai spiegano a chiare lettere: «Vero, Nestlé non dice ‘ti licenzio’ – spiega Catiuscia a umbriaOn – ma dice ‘ti trasferisco a 300 chilometri da casa tua, altrimenti devi accettare altri lavori all’esterno’, presso una delle aziende che hanno dato la loro disponibilità ai ricollocamenti (81, di cui 50 presso la coop Servizi Associati) offrendo pulizie per le donne e facchinaggio per gli uomini, senza peraltro alcuna garanzia».

La clausola di salvaguardia Per la verità le garanzie alla fine sono state inserite nell’accordo, ma secondo i lavoratori sono troppo scarse: «Le aziende che assumono i ricollocati ricevono 30mila euro (e altri 30mila al lavoratore; ndr) però dopo 14 mesi possono licenziare senza colpo ferire e siamo sicuri che ciò avverrà dopo 14 mesi e una settimana. In pratica – denunciano gli operai – con quella mancia Nestlé ha ‘pagato’ le aziende per farsi carico di chi non era più desiderato. Siamo stati venduti, trattati come pacchi, senza avere nemmeno la possibilità di esprimere il nostro dissenso. Ci sono state quattro assemblee all’interno delle quali pensavamo di dover votare sull’accordo, invece hanno ignorato la nostra richiesta».

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