Piattaforma logistica, allarme ‘incompiuta’

Sta tra Terni e Narni. Bella è bella. E sarebbe pure utile, ma una ruspa ferma in mezzo ad un piazzale fa sorgere più di un dubbio. Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Bella davvero la nuova piattaforma logistica sulla Marattana. Una scritta gigante e fascinosa, qualche marmo qua a là, lucente. Un fabbricato “componibile”, tanti moduli per le aziende che fanno, appunto, la logistica. Una bella ruspa, ferma in mezzo ad un piazzale. La rete arancione di cantiere a chiudere il tutto e i nastri a strisce bianche e rosse “Lavori in corso”. Che i lavori qualcuno li stia facendo è ovvio. Non lì, però.

C’è un rischio anche stavolta? Sulla Marattana c’è un altro monumento all’insipienza? Alle amministrazioni pubbliche che non decidono mai e alle aziende di trasporto ternane che sembrano i capponi di Renzo: non riescono a mettersi d’accordo e mentre c’è chi vorrebbe tenerli per i piedi e a testa in giù, continuano a beccarsi e a non trovare un punto d’incontro per gestire quella struttura. La quale struttura – detto per inciso – fa parte di quel pacchetto di rivendicazioni che i lavoratori di Terni e le istituzioni locali strapparono al tempo della “vertenza del magnetico”, più di dieci anni fa.

Il “Renzo” della situazione è in questo caso l’Ast che, in camera caritatis, ha detto chiaro e tondo che se vogliono continuare a trasportare i rotoloni d’acciaio laminato, le imprese di trasporto ternane debbono ridurre i prezzi del 15 per cento rispetto al pattuito. Prendere o lasciare, perché a bussare alle porte di viale Brin ci sono due grosse imprese, una del Nord Italia ed una multinazionale francese. E si sa che, in loco, è l’Ast a fare i prezzi, le altre aziende le vanno subito dietro, specie in caso di ribassi.

In parole povere: c’è un settore importante per l’economia ternana che se la vede brutta. Sette o otto grosse imprese, più una miriade di padroncini. E’ difficile quantificare con esattezza le dimensioni occupazionali, ma si viaggia sull’ordine delle diverse centinaia, e sicuramente sono parecchi più di mille i lavoratori che vivono dello stipendio percepito operando nel settore dei trasporti.

Le aziende, quelle dal business legato alla logistica oltre che ai trasporti nudi e crudi, premono. Vorrebbero una qualche possibilità di contrarre le spese. La piattaforma logistica – si dice – potrebbe consentirlo e sensibilmente. Ma mentre sollecitano il can che dorme dovrebbero anche dare un’occhiatina in casa loro. Per l’intanto per rientrare nei parametri Ast (15% in meno) tirano la cinghia. Al solito: dov’è che si risparmia più alla svelta e con meno lambiccamenti di cervello? Tagliando il costo del lavoro. Abbassandolo in una qualche maniera. Negando le ore di straordinario.

Ma un camionista che sta a Dusseldorf che fa? Allo scadere dell’orario si ferma e scende di macchina, dove sta sta? Certo no, e proprio per questo, per superare le difficoltà del calcolo cervellotico delle ore straordinarie il contratto consente una sorta di forfetizzazione mediante la corresponsione di un’adeguata indennità di trasferta. Ma siccome tutta l’Europa è paese, le esigenze di risparmio lo impongono. E quindi si comincia negando l’indennità. C’è un’alternativa: l’autista potrebbe farsi assumere da una società interinale – ad esempio – bulgara, rumena o kazaka cui le imprese ternane si rivolgerebbero per avere personale. Lo stipendio per i lavoratori potrebbe essere lo stesso, ma contributi, diritti e quant’altro sarebbero quelli riconosciuti dalle normative kazake, rumene o bulgare.

Quando si vede una ruspa ferma, come alla piattaforma logistica, allora, sarà bene non fermarsi alla prima semplicistica impressione e ricordare l’”effetto farfalla”: Se una farfalla batte le ali a Pechino, a New York scoppia un uragano. Possibile che non si sia capaci nemmeno di fermare le ali di una farfalla?

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