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Home » Pnrr Terni, ciclabile Rivo-Bramante: ora ci sono quattro ammessi

Pnrr Terni, ciclabile Rivo-Bramante: ora ci sono quattro ammessi

di Simone Francioli
29 Dicembre 2022
in Imprese, Sport
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
Condividi su FacebookCondividi su X (Twitter)Invia su Whatsapp

di S.F.

Buona la seconda dopo il tentativo a vuoto con la prima procedura negoziata? Forse. Ci sono quattro manifestazioni di interesse per il nuovo iter avviato dal Comune di Terni per la realizzazione della pista ciclabile di collegamento tra via Bramante e borgo Rivo, in particolar modo via Ialenti: in ballo c’è l’appalto integrato per progettazione esecutiva e sviluppo del tracciato da quadro economico complessivo superiore al milione di euro e base di gara da oltre 700 mila euro.

IL TRACCIATO DELLA FUTURA CICLABILE – I DETTAGLI
LA PRIMA GARA DESERTA

Un tratto della futura ciclabile

Gli interessamenti

In sostanza c’è stata un’indagine esplorativa di mercato per capire se, dopo il ‘buco’ del tentativo originario (gli inviti in quella circostanza sono stati per Betti Spa, Cogem srl, Esseti srl, Marchetti Mauro e Ortana Asfalti srl), c’è qualcuno interessato a prendersi l’appalto. L’esito questa volta è positivo, quantomeno per la fase attuale: in quattro hanno fatto presente che sì, c’è interesse a farla. Nel contempo – sempre ambito Pnrr – sono arrivate le approvazioni dei progetti esecutivi per la Casa delle musiche (650 mila euro, se ne è occupato Alessandro Speranza di Perugia) e il polo sportivo di piazzale Senio a San Giovanni (passato da 2 a 3 milioni, ci ha lavorato l’Rtp composto da Roberto e Riccardo Picchiarati, Andrea Trabattoni, Stefano Liti, Massimiliano Gasperini, Simpes srl e Alessandra Vincenzin).

 

 

 

 

«Disinteresse locale? No. Ecco il problema»

Proprio in merito alla realizzazione della ciclabile Bramante-Rivo, umbriaOn riceve e pubblica la presa di posizione di Federico Carli, titolare della società Esseti srl (pronta ad entrare in azione per il completamento della bretella di via Urbinati) nonché consigliere regionale/provinciale Ance e consigliere della Cassa edile di Terni: «Ho colto con un certo stupore le parole del Rup, Ing. Federico Nannurelli, alle quali ho sentito il dovere di replicare. L’introduzione delle nuove procedure stabilite dalle linee-guida elaborate in attuazione dell’articolo 48, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito nella legge 29 luglio 2021, n. 108 che prevedono la possibilità di procedere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori sulla base del solo progetto di fattibilità tecnico-economica, costituisce innegabilmente una procedura assai innovativa in relazione l’esigenza di semplificare le procedure per accelerare i tempi della realizzazione delle opere. Tale modalità, di cui si comprendono e si condividono le finalità, presenta tuttavia oggettive difficoltà sia per le strutture tecniche delle stazioni appaltanti chiamate ad uno sforzo assai impegnativo per conciliare la velocità richiesta dai tempi del Pnrr con la qualità progettuale degli interventi sia, soprattutto, per le imprese chiamate a formulare offerte tecniche ed economiche in grado di assicurarne concretamente la realizzabilità. Nei fatti, lo ricordo, la gara in questione è consistita in un appalto integrato che prevede l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione nonché esecuzione dei lavori da parte dell’operatore economico aggiudicatario, redatta sulla base di un progetto di fattibilità tecnica ed economica posto a base di gara dall’amministrazione procedente. Ricordo ancora che nel progetto di fattibilità tecnica ed economica vengono sviluppate, nel rispetto del quadro esigenziale, tutte le indagini e gli studi necessari per la definizione degli aspetti di cui al comma 1 dell’art. 23 del codice degli appalti (che non riporto per brevità) nonché gli elaborati grafici per l’individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare e le relative stime economiche, ivi compresa la scelta in merito alla possibile suddivisione in lotti funzionali. Il progetto di fattibilità tecnica ed economica deve consentire, ove necessario, l’avvio della procedura espropriativa. Il Rup afferma che si è registrato un disinteresse delle imprese umbre selezionate, fra cui la Esseti Srl, ad investire sulla presentazione di una offerta tecnica che comporta un costo diretto notevole. L’ing. Nannurelli afferma inoltre che ci si scontra con queste dinamiche del mercato che impongono la sperimentazione sul campo delle procedure. Gli appalti integrati potenziati sono complessi e bisogna investire su un progetto che se l’impresa non vince, rimane una spesa a suo carico. Queste affermazioni, per quel che mi riguarda, non rispondono a verità in quanto l’impresa di cui sono titolare ha tutte le ‘carte in regola’, sia tecniche che finanziarie, per poter progettare ed eseguire questo tipo di lavori, prova ne sia che sta eseguendo opere in tutta Italia, rientranti o meno nel Pnrr, di ben maggiore importo e che partecipa ogni anno a centinaia di gare. Posto quanto sopra, per quel che mi riguarda, non ho ritenuto opportuno formulare alcuna offerta in quanto il progetto di fattibilità tecnica ed economica posto a base di gara, non permette di formulare, a mio avviso, alcuna proposta metodologica e migliorativa. Pertanto ritengo che, la mancata partecipazione delle imprese locali, compresa la Esseti Srl, a tale procedura, non va interpretata come un segno di disinteresse o di disattenzione nei confronti di un opera di grande valore per la città di Terni, quanto un comportamento ispirato alla massima responsabilità nei confronti della amministrazione affidataria anche al fine di evitare probabili criticità nella fase realizzativa – purtroppo assai frequenti – che possono successivamente generare contenziosi e difficoltà per tutti i soggetti coinvolti. Se tali argomentazioni – come io ritengo – hanno un qualche fondamento, la riproposizione della stessa procedura rivolta ‘all’intero mercato nazionale’ non appare a prima vista una scelta foriera di risultati migliori in quanto è assai improbabile che imprese fortemente radicate nel territorio dispongano di condizioni peggiori di quelle provenienti da altre parti del paese. Con la prevedibile conseguenza che a farne le spese saranno, oltre alla amministrazione appaltatrice, gli stessi cittadini e le imprese sub-affidatarie e i fornitori costretti a lavorare in condizioni economiche difficilissime. Tali osservazioni, al di fuori di qualsivoglia intento polemico e avanzate con sincero spirito di collaborazione, vogliono semplicemente porre l’accento – conclude – su un problema di grande rilievo che può riproporsi in altre procedure di affidamento ingenerando incertezze e criticità che, nello stesso interesse della città, occorrerebbe sforzarsi di evitare».

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