Messa a Marsciano, don Andrea si difende

Il parroco dopo le polemiche: «Quelle persone erano autorizzate a partecipare alla funzione, se sono stato superficiale mi assumerò le mie responsabilità». Interviene il sindaco Mele

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di P.C.

Quando lo chiamiamo al telefono, don Andrea Rossi, parroco di Marsciano, sa già, ovviamente, cosa vogliamo chiedergli. Nonostante questo è molto disponibile, anzi ci ringrazia per avergli dato la possibilità di spiegare. E dire che, fondamentalmente, sì, forse c’è stata superficialità. Ma che tutte le persone che hanno fatto la comunione erano autorizzate a star lì.

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Clamore inaspettato

L’eco del clamore suscitato dalla pubblicazione di quel video è arrivata quasi subito nella sua canonica, fin dal primo pomeriggio, quando il video ha cominciato a circolare prima sottobanco, poi attraverso i siti di informazione. La notizia è stata data da Marsciano7, che ha inserito nell’articolo un link al video, poi reso privato da chi gestisce il canale You Tube. Ma nel frattempo qualcuno lo aveva già scaricato e ve lo abbiamo infatti proposto. Ma ci è sembrato giusto anche sentire la versione del parroco.

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Don Andrea: «Rispettate le regole»

«Noi abbiamo seguito in questi giorni sia i decreti del ministero sia le note della conferenza episcopale – dice il parroco al telefono con umbriaOn.it – nell’ultima nota, per quanto riguarda le liturgie della settimana santa, prevede la presenza di persona in quanto le celebrazioni liturgiche hanno una loro complessità, con la presenza di collaboratori, lettori, organisti eccetera. Le sette persone che lei ha visto fare la comunione erano dei laici, regolarmente autorizzati, che hanno collaborato alle letture e ai canti, un organista, in più c’erano gli operatori della diretta televisiva. E la comunione è ammessa per chi partecipa alla celebrazione».

EMERGENZA CORONAVIRUS – SPECIALE UMBRIAON

«Mi sono lavato le mani»

«Vero, la distanza di un metro forse viene violata, ma allungando le mani ci siamo. Fra l’altro l’ostia viene data in mano, non in bocca. Sul discorso dei guanti e della mascherina non ho trovato nulla di preciso. Posso essere stato superficiale nel lasciare la porta della canonica aperta, forse qualcuno si è intrufolato, ma la porta della chiesa era chiusa e se ci saranno dei rilievi che mi faranno le istituzioni o le forze di polizia non ho problemi ad assumermi le mie responsabilità. Noi ci siamo comportati seguendo le linee guida che ci sono state date, almeno per come le abbiamo capite. Del resto, se andate a vedere funzioni religiose fatte in altri contesti, ci sono anche 20 persone sull’altare, con la tunica bianca, quindi non vedo dove sia il problema».

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Durissima il sindaco Mele

Sul tema è intervenuta anche Francesca Mele, sindaco di Marsciano: «Saranno ora le forze dell’ordine, a cui l’episodio è stato segnalato, a fare le opportune verifiche e, qualora si accerti la presenza di reati, a comminare le sanzioni previste dalla legge, a partire da quelle pecuniarie. Quanto successo rappresenta un comportamento comunque grave perché una delle ragioni della facilità di diffusione di questo virus è legata alla presenza degli asintomatici, ovvero soggetti che, pur in assenza di sintomi, sono inconsapevoli portatori del virus e possono infettare altre persone. Chi può dirci che tra i partecipanti a questa cerimonia non ci fossero persone asintomatiche? O peggio ancora persone che hanno violato la quarantena?»

«L’amministrazione comunale ha ben presente l’importanza per tutte le confessioni religiose e i fedeli di continuare a tenere vivo un legame spirituale e di comunità, ma questo va fatto, senza alcuna eccezione, nell’assoluto rispetto delle restrizioni in vigore. La normativa, come precisa una stessa nota del Ministero dell’Interno, ammette lo svolgimento di celebrazioni religiose a porte chiuse, alla sola presenza dei celebranti e degli accoliti necessari allo svolgimento del rito, e comunque nel rispetto delle misure di igiene e delle distanze di sicurezza. Il Comune si attiverà quindi con controlli stringenti in tutte le chiese per verificare e garantire che tali principi vengano rigorosamente rispettati».

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