Pubblicità, a Terni aumentano i diritti dovuti: «Un salasso»

Da 73 a 100 euro l’importo delle pratiche di installazione di insegne e cartelli, è protesta. «Così cresce anche l’abusivismo»

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di F.L.

Già nel 2019 avevano dovuto mandare giù il boccone amaro dell’aumento delle tariffe, ora ci si mettono anche gli importi dei diritti dovuti. C’è malumore tra imprese, negozianti e più in generale titolari di attività economiche di Terni per l’incremento del costo relativo all’istruttoria per le pratiche di richiesta di installazione di insegne, cartelli ed altri mezzi pubblicitari, la cui autorizzazione deve essere concessa dalla direzione mobilità e trasporti del Comune. Costo, questo, passato da 73,90 a 100 euro per ogni autorizzazione, marca da bollo da 16 euro esclusa.

I dettagli dell’aumento

L’importo del versamento dei diritti dovuti (ai sensi dell’articolo 228 del decreto legislativo 285/92, relativo alla gestione del demanio stradale e invariato dal biennio 2012/2013) è stato rimodulato da una delibera di giunta di inizio aprile – la stessa che aveva già provocato polemiche per l’aumento delle tariffe cimiteriali -, ma tante attività si stanno accorgendo dell’aumento con il passare delle settimane, mano a mano che si trovano a dover rinnovare l’autorizzazione scaduta. «Considerando che per ogni tipologia di media pubblicitario esposto bisogna fare un versamento ogni tre anni – lamenta un esercente ad umbriaOn – il costo per un negozio con insegne e vetrofanie da circa 140 euro è passato a 200 euro tout a coup, senza considerare le marche da bollo ed il tempo necessario per eseguire rinnovi o nuove autorizzazioni. Questi aumenti da un lato gravano sui già fragili bilanci di piccole attività commerciali chiuse per quasi due anni, dall’altro incentivano l’abusivismo già molto diffuso». L’uomo lamenta anche una mancanza di «comunicazione preventiva, sia da parte delle rappresentanze delle varie categorie sia degli stessi enti, attraverso un’adeguata pubblicità». «Mi domando – conclude il lettore – se dopo gli aumenti delle imposte sulla pubblicità modificando i parametri di riferimento tra periferia e centro storico fosse il caso di alzare a questi livelli anche questi altri oneri». Interpellate sul tema, le associazioni di categoria interessate spiegano di aver già stigmatizzato gli aumenti varati dall’amministrazione.

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