Rifiuti, Borgogiglione durerà solo altri 2 anni

Mentre gli impianti di Roma bruciano e la sindaca Raggi lancia l’appello alle regioni limitrofe, si fa i conti con ciò che resta delle discariche umbre

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L’incendio all’impianto sulla Salaria a Roma

Mentre Roma si è svegliata, martedì mattina, avvolta in una nube di fumo e puzza per l’incendio che, la scorsa notte, ha interessato l’impianto di trattamento Tmb in via Salaria e la sindaca Raggi ha già lanciato l’appello alle regioni limitrofe per non far ripiombare la capitale in un’ennesima emergenza rifiuti, anche l’Umbria tenta di superare le proprie difficoltà per quanto riguarda la gestione dell’immondizia. Con la speranza di poter evitare un nuovo, pericoloso, coinvolgimento con le criticità che interessano la capitale.

La discarica di Borgogiglione 

Preoccupano, soprattutto, le ultime dichiarazioni dell’assessore all’ambiente Urbano Barelli che ha annunciato di essere in attesa di una decisione, da parte della Regione, affinché venga riaperta, almeno in parte, la discarica di Borgogiglione, così da permettere di limitare gli extracosti per i rifiuti che vanno a finire negli impianti fuori regione e di sistemare i rapporti istituzionali con i comuni interessati. «Invitiamo il vicesindaco Barelli – chiariscono dall’Osservatorio Borgogiglione –  per vedere di persona le criticità da affrontare, anche e soprattutto nella parte alta della discarica, quella che, secondo Barelli, non presenta problemi di instabilità. Portare i rifiuti in discarica è la peggiore opzione ambientale nella gerarchia della corretta gestione dei rifiuti, anche dal lato economico. La discarica è ferma da oltre un anno perché la Regione ha infine dovuto prendere atto che il famigerato bioreattore per i rifiuti organici umidi non raggiungeva gli standard previsti». Dopo l’inchiesta della magistratura – la prima udienza si è tenuta giusto la scorsa settimana – c’era stato il sequestro parziale del sito. «Cos’è cambiato ad oggi? Possono ripartire i camion per Borgogiglione?» si chiede Lucio Pala, presidente dell’Osservatorio.

I punti critici

La discarica

A Borgogiglione si aspetta ancora il rinnovo dell’autorizzazione ambientale scaduta, e prima di riaprire il traffico al via vai di camion bisognerebbe ripensare la viabilità della zona, analizzare e risolvere il problema dei superamenti degli inquinanti rilevati nelle acque sotterranee e, infine, la stabilità dell’intero impianto, come evidenziato dalle relazioni di alcuni professori universitari. «Chi doveva controllare in questi anni dove stava? – si domanda ancora Lucio Pala – Il comune di Perugia, che è socio al 45% di Gesenu, conferisce in discarica, gestita da Tsa, oltre la metà dei rifiuti di tutti i 24 comuni dell’ambito territoriale, non può lavarsene le mani così».

Il monitoraggio

Intanto, si spera entro marzo, dovrebbero arrivare i risultati del monitoraggio ambientale straordinario avviato da Tsa intorno alla discarica e, entro l’inizio del 2019, dovrebbe essere presentato anche il progetto di consolidamento nell’ottica del principio di precauzione sul tema della stabilità. Sarà disposta la Regione a cofinanziare il progetto? Il rischio – è quello che temono i cittadini – è che alla fine a pagare i lavori necessari per stabilizzare la discarica siano, come sempre i cittadini, con extracosti in bolletta. Per quanto riguarda le volumetrie disponibili, invece, sembrerebbe che la discarica abbia ancora a disposizione meno di 200 mila metri cubi di spazio residuo, corrispondenti, all’incirca, a due anni di vita, stando agli attuali ritmi di conferimento finora registrati. «Per questo è necessario trovare soldi e soluzioni alternative, non essendo ragionevole pensare a un ulteriore ampliamento dell’impianto».

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