Le domande sono tante. I quattrini in ballo pure. A porre gli interrogativi, al responsabile del servizio ‘Energia, qualità dell’ambiente, rifiuti, attività estrattive’ della Regione Umbria, Andrea Monsignori, è stato il consigliere regionale della Lega Nord, Emanuele Fiorini «in qualità di membro della commissione d’inchiesta sui rifiuti».

La delibera Fiorini parte da un assunto: «La delibera numero 34 del 18 gennaio 2016 prevede che sull’intero territorio regionale si raggiunga il 72,3% di raccolta differenziata entro il 2018, una percentuale ‘lunare’ se si considera che Regioni che sono partite con la differenziata circa un decennio prima, e storicamente all’avanguardia in questo settore come Veneto e Trentino Alto Adige raggiungono a malapena il 60%», ma «i dati raccolti da Arpa Umbria (oltre che le recenti inchieste della magistratura) hanno attestato che quasi il 50% dei rifiuti organici della raccolta differenziata in realtà non vengono recuperati, ma scartati direttamente negli impianti di trattamento e pertanto conferiti in discarica insieme ai rifiuti indifferenziati Ha senso puntare su un’ulteriore crescita della raccolta differenziata se poi comunque gran parte dei rifiuti raccolti vanno comunque a gravare sulle discariche».

I fondi Per l’attuazione delle previsioni del Piano regionale, insiste Fiorini, «la giunta ha erogato, in 5 anni, 2.780.000 euro ai 4 Ati e 4.200.000 euro ai 19 Comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti. Quasi tutti questi enti locali hanno dichiarato per l’ottenimento dei contributi, di aver già effettuato la riorganizzazione dei servizi ‘porta a porta’. Come mai, se questo è avvenuto, la percentuale di raccolta differenziata della regione è ancora al 50%? E come mai c’è bisogno di nuove “misure per accelerare l’incremento della raccolta differenziata”? Per incrementare (e di poco) la raccolta differenziata – dice Fiorini – le tariffe a carico dei cittadini, sono letteralmente ‘esplose’ nell’ultimo quinquennio su tutto il territorio regionale. E’ stato quantificalo quanto aumenteranno ulteriormente per attuare questo ulteriore incremento verso la raccolta differenziata ‘spinta’?».
Lo smaltimento Poi il consigliere regionale della Lega Nord pone altri interrogativi: «Anche ipotizzando l’effettiva attuazione di uno scenario con raccolta differenziata superiore al 72%, rimarrebbero comunque circa 130.000 tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati da smaltire. Come si pensa di affrontare questo problema alla luce della situazione praticamente ‘emergenziale’ nella quale versano, già oggi, le quattro discariche attualmente in uso su tutto il territorio regionale? Nell’adeguarnento del Piano regionale di gestione dei rifiut, approvato meno di un anno fa, la Regione intende ‘mitigare’ di circa 60% il fabbisogno di smaltimento in discarica attraverso la ‘conversione’ di buona parte dei rifiuti indifferenziati in ‘Combustibile solido secondario, da impiegare in impianti produttivi ubicati al di fuori del territorio regionale». Solo che, dice Forini, «il mercato del Css, a 3 anni dall’emanazione del così detto ‘Decreto Clini’ che lo istituiva, di fatto non è mai partito, nel senso che non vi sono impianti sul territorio nazionale interessati ad acquistare tali combustibili. Sono stati individuati gli impianti dove produrre (in Umbria) e smaltire (fuori Umbria) il Combustibile solido secondario?».

Soldi e destinatari La Regione, incalza poi Emanuele Fiorini, «ha deciso di destinare 6.160.000 euro alla realizzazione di due nuovi impianti di compostaggio dei rifiuti organici (Belladanza e Casone). Come mai questa decisione, stante il fatto che l’impiantistica di trattamento dei rifiuti organici attualmente presente è ampiamente sufficiente a garantire il fabbisogno di trattamento endo-regionale, ed anzi alcuni impianti (Le Crete e Narni) smaltiscono notevoli quantità di rifiuti organici provenienti da fuori regione?». E sempre la Regione, ricorda il consigliere della Lega, assegna «3.036.000 euro alla Sogepu (gestore del servizio a Città di Castello), che ha presentato un progetto per la realizzazione di un nuovo impianto di compostaggio e selezione dei rifiuti urbani indifferenziati presso la discarica di Belladanza. Come mai è stato assegnato questo contributo se ancora (formalmente) Sogepu non è ‘sicura’ di avere l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani nell’Ati 1 nei prossimi 15 anni? Come mai è stata autorizzata la realizzazione di tale impianto in adiacenza alla discarica di Belladanza, dove sono state accertate gravi problematiche relative all’inquinamento delle falde e dei terreni certamente dovute alla discarica?». Ma non basta, perché secondo Fiorini «la Regione assegna 3.124.000 euro all’Ati 3 per la realizzazione di un nuovo impianto di compostaggio a Casone di Foligno (in realtà già esistente). Come mai è stato l’Ati 3 a presentare il progetto ed ottenere il contributo, quando il polo impiantistico di Casone è di proprietà e gestito dalla Valle Umbra Servizi SpA, che tra l’altro da 3 anni è affidataria del servizio di gestione integrata dei rifiuti in tutto l’Ati 3? Come mai il progetto ha ottenuto il contributo pur in assenza dell’Autorizzazione integrata ambientale e della Valutazione di impatto ambientale?».