Rifiuti, Taric a Terni: «Passaggio chiave. Ma serve anche altro»

Il Comitato No Inceneritori: «Urgente estendere la raccolta ‘porta a porta’ anche ai condomini, o almeno alla loro maggioranza. Altrimenti è specchietto per le allodole»

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del Comitato No Inceneritori

Fabio Neri

La tariffa puntuale rappresenta un passaggio chiave per il miglioramento del sistema di raccolta differenziata, poiché incentiva i cittadini a migliorare e ripaga del buon lavoro fatto casa. Ma rispetto allo stato generale del sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti nel territorio della provincia di Terni occorrono altri passaggi fondamentali, per non rendere inutile proprio l’effettività della nuova tariffazione, e per non utilizzarla a mero scopo di propaganda politica contingente. Alcuni punti.

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È urgente innanzitutto estendere la raccolta ‘porta a porta’ anche ai condomini, o almeno alla loro maggioranza. La raccolta di prossimità coi cassoni di media grandezza non dà buoni risultati in termini di differenziazione dei rifiuti. Questo è un aspetto centrale, senza risolvere il quale, la tariffa puntuale diventa solo uno specchietto per le allodole. Nel progetto presentato dalla ati Asm-Cosp si parlava di percentuali e obiettivi molto ambiziosi in termini di intensità e vastità del sistema.

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Serve poi una nuova campagna di comunicazione domiciliare su come differenziare a casa, quali tipologie di prodotti acquistare o no, per diminuire la quantità di imballaggi; aiutare a distinguere bene soprattutto quali frazioni debbano finire nell’indifferenziato per evitare che queste ‘sporchino’ invece le frazioni che possono andare a riciclo. Nelle zone dove avvengono continuamente abbandoni di rifiuti in strada, Asm deve intervenire in modo massiccio pianificando una comunicazione più efficace. A poco vale altrimenti l’impegno dei tanti cittadini che si organizzano per ripulire la città.

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Dai dati del 2019, verifichiamo infatti come ancora troppa frazione organica finisca nell’indifferenziato e contemporaneamente ancora troppe frazioni non organiche finiscano nell’umido. Soprattutto va capito se qualche flusso di organico in entrata all’impianto di GreenAsm (di recente con un nuovo socio al posto di Terni Energia) proveniente da fuori regione sporchi flussi invece ben differenziati.

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È poi ormai improcrastinabile la progettazione di un nuovo impianto di trattamento dell’indifferenziato finalizzato al recupero di materia, senza il quale i volumi di rifiuti in discarica non potrebbero diminuire, se non a fronte dell’innalzamento della percentuale di raccolta differenziata: a condizione ovviamente che a monte ci sia una ottima separazione dei rifiuti, in particolare dell’organico, per non sporcare i materiali recuperati dalle tecnologie dell’impianto. Gli impianti devono servire a gestire al meglio il trattamento, sono da considerare cioè strumenti di servizio della raccolta, non la soluzione ad una cattiva gestione a monte. Con l’attuale impianto infatti, anche a fronte di un miglioramento sostanziale della raccolta, in discarica finisce il 97% di quello che entra. Il rifiuto quindi perde al massimo un po’ di umidità e un po’ di metalli ferrosi e non ferrosi che vengo recuperati.

Sappiamo come il progetto di impianto di trattamento meccanico con recupero di materia proposto ad Auri da Asm sia stato bloccato da un ricorso al Tar vinto da Acea. Si proprio quella che è socia di Asm in Umbria Energy, proprietaria de facto del servizio idrico, nonché proprietaria della discarica di Orvieto, dove finiscono i nostri rifiuti. Rifiuti che Acea vorrebbe anche per il suo inceneritore e di cui si attende l’esito della richiesta pendente da anni in Regione. Che Acea abbia tutto l’interesse a mantenere a valle importanti quantità di rifiuti per i suoi impianti quindi, non è un segreto.

Va capito se la maggioranza che governa Regione e Comune ha la volontà di non vanificare i risultati importanti che i cittadini e le cittadine ternane, insieme ad Asm, hanno raggiunto in questi anni portando Terni ad essere, tra le i centri urbani più grandi, quello con la più alta percentuale di RD a livello regionale, ben oltre il capoluogo.

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