Sembrerebbe essere un tunnel senza uscita quello in cui si è infilata l’amministrazione perugina per risolvere ‘il nodo Gesenu’.
Avviso di garanzia In altre parole, si potrebbe dire, non ne azzecca una. Mentre dal Movimento 5 stelle perugino tuonano ancora le richieste di dimissioni per il vicesindaco con delega all’ambiente Urbano Barelli e il sindaco Romizi, a dimettersi è invece l’assessore alla sostenibilità ambientale di Roma, Paola Muraro. «Tramite il mio legale- ha spiegato – la procura di Roma mi ha notificato un avviso di garanzia in riferimento all’articolo 256 del Testo unico sull’ambiente. Contestualmente sono stata informata che verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre. Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione».

Paola Muraro Laureata in Scienze agrarie all’università di Bologna, la Muraro ha lavorato sin dal 1992 per enti pubblici e società private nel campo del recupero e trattamento dei rifiuti organici. La sua grande competenza in tema di rifiuti la portano anche sino a Perugia quando, lo scorso giugno, mentre stava per essere nominata assessore nella giunta capitolina guidata da Virginia Raggi, viene incaricata di redigere una relazione come consulente tecnico di parte della Gesenu ancora guidata a maggioranza da Manlio Cerroni, ‘il re della monnezza’ romana. Ventidue mila euro di parcella, si mormora, per dimostrare come Gesenu, colpita da interdittiva antimafia nove mesi prima, sia in realtà un’azienda pulita e senza macchine.
Gesenu Se fuori dai confini regionali fa scandalo che un neo assessore sia associato al nome di Manlio Cerroni, da tempo nel mirino della magistratura che indaga per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, lungo corso Vannucci nessuno sembra farci troppo caso dal momento che Cerroni ha detenuto per anni il 55% dell’azienda a partecipazione pubblica che gestisce lo smaltimento dei rifiuti nel perugino e che, solo di recente, nonostante il cambio al vertice con l’acquisto delle quote da parte di Paoletti, ha visto l’arresto dell’ex direttore tecnico Giuseppe Sassaroli, da 36 anni alla guida di Gesenu.
Magistratura Nonostante lo scorso maggio la dottoressa Muraro abbia «attentamente esaminato gli impianti dei rifiuti utilizzati da Gesenu e aveva ricevuto dal consiglio di amministrazione della società l’incarico di consulente sulla congruità dei costi», alla fine, comunque, la relazione non è mai stata consegnata, inducendo i consiglieri di parte pubblica a richiederne la revoca. Intanto i vertici si dimettono – a Perugia come a Roma – mentre si è molto lontani dal cercare di rintracciare eventuali responsabilità di omesso controllo. Chi doveva controllare, negli anni, che il servizio per cui i cittadini pagavano era effettivamente quello reso? Che fine hanno fatto quegli oltre 20 milioni di euro che, secondo la magistratura, sono stati frodati da chi ha gestito Gesenu come un’associazione per delinquere?