Perugia, caso Gesenu: «Via Romizi e Barelli»

Cristina Rosetti (M5S) ne ha per tutti: secondo lei, oltre a sindaco e vice, dovrebbero andare a casa i vertici Arpa e i dirigenti comunali. Intanto la Cgil chiede un tavolo di confronto

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Il caso Gesenu scuote la politica: dopo le reazioni registrate nella giornata di mercoledì oggi il Movimento 5 Stelle parte a testa bassa, chiedendo senza mezzi termini le dimissioni del sindaco di Perugia Romizi, del vice sindaco Barelli, dei vertici Ati, Arpa e dei dirigenti comunali coinvolti. L’annuncio nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte Cristina Rosetti, Michele Pietrelli e Stefano Giaffreda.

PARLA CRISTINA ROSETTI – IL VIDEO

Cristina Rosetti

Cristina Rosetti

L’attacco La capogruppo Cristina Rosetti è un fiume in piena e ne ha per tutti, a cominciare ovviamente dall’amministrazione comunale: «Il Comune di Perugia non ha mai contestato alcunché al gestore, pur in presenza di evidenti violazioni del contratto e di inefficienze del sistema». Poi l’Ati2: «Come è possibile che i vertici dell’ambito territoriale integrato e i Comuni che ne fanno parte non sospettassero che si stava effettuando una vera e propria truffa a loro danno, visti i dati a disposizione? Il riferimento è alla percentuale degli scarti, tanto elevata da aver vanificato i conferimenti differenziati dei cittadini e da aver elevato a dismisura il costo del sistema». Infine accuse esplicite anche ai dirigenti comunali e Arpa. Il refrain M5S è uguale per tutti: «Nella migliore delle ipotesi non hanno saputo far bene il loro mestiere, quindi vadano a casa».

Urbano Barelli

Urbano Barelli

Romizi e Barelli Ogni richiesta di dimissioni è puntualmente motivata, a cominciare da quelle indirizzate a Sindaco e Assessore: «Credo che i cittadini non possano più fidarsi di Romizi, nella sua duplice veste di primo cittadino e presidente Ati2, e Barelli – afferma decisa la Rosetti – incapaci di tutelarli adeguatamente pur avendo a disposizione tutti i dati e gli strumenti utili per farlo. Barelli non ha mai reagito alle molteplici criticità che si sono susseguite nel tempo, ottenendo una mera riduzione della tariffa tramite un abbassamento del servizio». Inoltre, M5S chiede la rimozione di tutti i dirigenti che hanno avuto a che fare con la gestione dei rifiuti nel tempo, a comunicare da Piro (Comune) e Moriconi (Ati2). Stesso trattamento per i dirigenti di Arpa, «società che non è mai riuscita ad effettuare un controllo adeguato».

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Nomine Gesenu I rappresentanti dell’Ente dentro Gesenu – secondo il Movimento – si sono rivelati essere inadeguati al loro compito e le loro nomine dettate da criteri di spartizione politica e non da una reale competenza dei soggetti: «Avevamo proposto nomi di professionisti qualificati, che ovviamente sono stati bocciati». Ma è lìapproccio a non convincere, visto che non si nota un reale cambiamento dopo il cambio di amministrazione: «Contestavano i disastri operati dalla sinistra per decenni – urla la Rosetti in conferenza – ma poi hanno deciso di dare continuità alle scelte del passato, confermando tutti i dirigenti preesistenti al loro posto, come Sassaroli, De Paolis e altri».

caso Gesenu, conferenza M5SResponsabilità penale e politica La responsabilità penale è personale ed è tutta da provare. Quella politica – secondo Cristina Rosetti – è invece chiara: «Questa vicenda ha forti ricadute sui cittadini, con molteplici danni sia ambientali che economici. Sono mancati tutti i controlli, a vari livelli. Da sempre le persone dubitavano del corretto svolgimento del servizio da parte di Gesenu ed oggi, formalmente, ne abbiamo conferma dagli atti».

Raccolta puntuale «Sono due anni e mezzo – ha chiarato la capogruppo dei Cinque Stelle – che chiediamo l’introduzione di sistemi utili per combattere le inefficienze: in primis, la tariffa puntuale, occasione straordinaria per scovare le innumerevoli evasioni che si annidano nel territorio perugino, penalizzando chi non fa la raccolta differenziata e premiando chi la fa. Non si può scaricare tutto il peso sui cittadini».

Società pubblica A parere del M5S quella in esame era un’occasione d’oro per consentire al Comune di riprendersi Gesenu, trasformandola integralmente in società pubblica ed attivare, di conseguenza, pratiche virtuose. Sarebbero bastati 5 milioni di euro. «Invece – accusano i pentastellati – si è preferito fare convegni ed incontrarsi riservatamente con Cerroni, favorendo l’ingresso nella compagine di Paoletti. Insomma non si è voluto acquistare Gesenu per la somma, accessibile, di 5 milioni di euro, perdendo così una chance unica».

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L’inchiesta Le carte degli inquirenti fanno emergere un quadro imbarazzante: migliaia e migliaia – tipo 145 mila – di tonnellate di rifiuti sulle quali si sarebbe realizzato un profitto non giusto per oltre 20 milioni di euro. E il direttore di Gesenu – Sassaroli, ora ai domiciliari – viene considerato colui il quale avrebbe guidato tutta l’operazione. Per tenere un basso profilo ed evitare la fuga di notizie, si sarebbero messe in atto anche manovre intimidatorie nei confronti dei dipendenti.

PERGOLIZZI (LEGAMBIENTE) SUL CASO GESENU

Cgil: ora un tavolo di confronto Interviene anche Cgil Umbria, comparto Funzione Pubblica, che invoca interventi urgenti per salvaguardare il servizio e per tutelare i lavoratori e per questo chiede la convocazione di un tavolo di confronto che affronti una crisi che potrebbe produrre effetti dirompenti. «Non più rinviabile – scrive il sindacato – una revisione strutturale del Piano Regionale Smaltimento Rifiuti, ormai superato e non più adeguato a rispondere ai bisogni del territorio umbro, con l’assunzione di responsabilità diretta delle amministrazioni pubbliche ai vari livelli: nelle aziende ove il pubblico interviene in qualità di socio, è necessario che lo stesso acquisisca le quote azionarie, rendendo interamente pubblica la gestione del servizio, unica vera garanzia di legalità, trasparenza e qualità».

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