«Ripopolamento corpi idrici umbri anche con trote non ‘pure’»

Il consiglio regionale ha approvato una mozione che impegna la giunta a chiedere al ministero la specifica autorizzazione

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Il consiglio regionale dell’Umbria ha approvato, martedì, una mozione di iniziativa di alcuni consiglieri di maggioranza sul ripopolamento delle trote di ceppo atlantico nei corpi idrici regionali per lo svolgimento delle attività di pesca sportiva. L’atto è stato approvato a maggioranza con 11 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto.

«La giunta autorizzi l’immissione di trofe fario»

Con tale atto – è la nota diffusa – si impegna la giunta regionale a rispettare le prescrizioni relative alle gare di pesca della trota e alle modalità di effettuazione dei relativi ripopolamenti contenute nello ‘Studio per la valutazione di incidenza gestione ittica anni 2020-2022: ripopolamenti’, redatto dal Servizio programmazione faunistica venatoria, Sezione tutela patrimonio ittico e pesca sportiva della Regione Umbria e conseguentemente autorizzare l’immissione, previa ottenimento di apposita deroga dal Ministero, di trote fario in possesso delle caratteristiche ivi indicate, revocando la previsione della purezza al 98%.

«Un atto a favore dell’economia e della pesca sportiva»

Si chiede pertanto di «procedere alla presentazione di apposita istanza al Ministero della transizione ecologica finalizzata ad ottenere l’autorizzazione all’immissione nei corpi idrici compresi nei siti ‘Natura 2000’ di specie alloctone per ragioni di rilevante interesse pubblico, riconosciute nella portata che tali ripopolamenti potranno avere in quanto direttamente incidenti sulle esigenze economiche del comparto della pesca e del turismo, nonché di quelle sociali e culturali del territorio umbro. Inoltre si vuole promuovere e facilitare su tutto il territorio regionale l’esercizio della pesca sportiva individuando, nel rispetto delle previsioni di legge, gli spazi idonei che consentano l’esercizio stabile e continuativo di tale attività in forma singola e competitiva».

La motivazione

«Alcuni studiosi – si legge nell’atto – ritengono che gli interventi di ripopolamento di animali con specie diverse da quelle autoctone siano potenzialmente dannose per la conservazione degli habitat, della flora e della fauna, in quanto pregiudizievoli per la diversità biologica e responsabili di inquinamento genetico, ma ai fini della pesca sportiva e dilettantistica è diffusa da decenni la pratica di ripopolare gli ecosistemi di acqua dolce con specie raccolte in natura provenienti da aree geografiche diverse attraverso l’immissione di specie alloctone. Parimenti ciò avviene a fini economici e alimentari con immissione di pesci alloctoni spesso più pregiati dal punto di vista alimentare o più facilmente allevabili: basti pensare che una specie erroneamente considerata endemica come la carpa è stata in realtà introdotta nei nostri fiumi in epoca romana. Il termine alloctono deve pertanto considerarsi un termine ambiguo. Infine, il divieto di effettuare interventi di ripopolamento con trote diverse da quelle di specie mediterranea pura al 98% appare una misura irragionevole e sproporzionata in quanto la stessa classificazione genetica è un’operazione fondamentalmente irrealizzabile dal punto di vista pratico dato che, nel tempo, tale specie ha subito modificazioni genetiche che, ad oggi, ne impediscono un tassativo riconoscimento».

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