Roghi boschivi +70% rispetto al 2021: «Ecco le cause e le indagini condotte»

Umbria – I carabinieri forestali stilano il bilancio: «Bruciati finora 1.400 ettari contro i 270 dell’anno precedente»

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del comando regionale carabinieri forestali Umbria

Nell’anno in corso, fino ad oggi, si sono registrati 125 incendi boschivi su tutto il territorio regionale, di cui 78 nella provincia di Perugia e 47 nella provincia di Terni, con un aumento del 70% rispetto all’anno 2021 (anno in cui si erano verificati 75 incendi).

La superficie complessiva percorsa dal fuoco da gennaio ad oggi risulta pari a circa 1.400 ettari (di cui circa 900 di superficie boscata), nettamente superiore ai 270 ettari bruciati nell’anno 2021; del resto, è sufficiente pensare che il solo incendio di Preci a Saccovescio, verificatosi nel mese di luglio 2022 all’interno del Parco dei Monti Sibillini, ha interessato una superficie di 245 ettari.

Altri incendi rilevanti si sono verificati a Guardea, in provincia di Terni (113 ettari nell’evento del 20 luglio e 164 ettari in quello del 1° agosto), mentre in provincia di Perugia gli incendi più estesi sono stati quelli di Preci monte Saino (98 ettari, incendio del 23 luglio) e Giano dell’Umbria (70 ettari, incendio del 6 luglio).

L’andamento stagionale degli incendi ha segnato un picco degli eventi già nel periodo primaverile (marzo), a causa dell’anomala e prolungata siccità primaverile; tale andamento è proseguito anche nei mesi di maggio e giugno, per cui ad inizio estate si erano già registrati numerosi incendi (per la media regionale), con una superficie complessiva bruciata di circa 100 ettari a cui si è aggiunta – nei mesi estivi da luglio a settembre – una ulteriore superficie di circa 1.200 ettari.

Su 125 incendi boschivi è stato necessario richiedere l’intervento dei mezzi aerei in 26 eventi. Molti dei numerosi incendi verificatisi a marzo/aprile sono riconducibili a cause colpose, legate in gran parte alla pratica di bruciare i residui vegetali (derivanti in particolare dall’attività di potatura negli oliveti), messa in atto anche in presenza di condizioni particolarmente favorevoli allo sviluppo di incendio (siccità, presenza di vento, ecc.); nei mesi di giugno e luglio diversi incendi si sono sviluppati dall’utilizzo di mezzi agricoli (mietitrebbia), presumibilmente a causa di guasti o anomalie tecniche.

Nel periodo più critico della stagione, la seconda quindicina di luglio, si sono verificati gli incendi più rilevanti e di più difficile spegnimento. In tutti i casi è stata svolta dai carabinieri forestali attività di investigazione, finalizzata ad individuare la dinamica, il punto di innesco e il responsabile, anche grazie all’applicazione del metodo scientifico delle evidenze fisiche, basata sull’analisi di particolari evidenze lasciate dal fuoco sulla vegetazione e sul terreno, che – se analizzate correttamente – consentono di ricostruire l’area e il punto di innesco, informazioni molto utili per il proseguimento e lo sviluppo delle indagini.

Grazie a tale attività investigativa, a Spoleto è stato arrestato un piromane in flagranza di reato, sorpreso nell’atto di appiccare il fuoco; inoltre, sono state deferite all’autorità giudiziaria 26 persone per il reato di incendio boschivo colposo (nel 2021 erano state 10). Le competenze dei carabinieri forestali non si limitano all’attività investigativa, ma comprendono anche l’attività di perimetrazione e rilievo dei dati statistici dell’incendio (superficie e particelle interessate, con distinzione per i vari usi del suolo, mediante rilievo sul campo con GPS, oltre alla rilevazione di tutta una serie di dati quali: tipo di vegetazione interessata, inizio e termine dell’incendio, forze e mezzi impiegati nello spegnimento, ecc.). I dati degli incendi boschivi rilevati dai carabinieri forestali vengono trasmessi agli enti e ai Comuni di competenza, contribuendo ad alimentare l’analisi storica dei dati e consentendo l’applicazione dei vincoli (divieto di caccia, pascolo, edificazione, ecc.) previsti dalla normativa vigente, che ultimamente ha introdotto l’ulteriore divieto, per tre anni, di raccolta dei prodotti del sottobosco.

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