Rogo Ast, Espenhahn chiede l’archiviazione

Per l’ex manager, ancora libero, la condanna non è eseguibile per «difetti nelle indagini». Entro un mese il tribunale di Essen deciderà se evitargli il carcere

Condividi questo articolo su

Due settimane, massimo un mese. Dopodiché si saprà se Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due ex manager della ThyssenKrupp condannati in via definitiva per il rogo dello stabilimento di Torino in cui morirono sette operai – ma ancora a piede libero nel loro Paese – potranno evitare per sempre il carcere. Gli ultimi clamorosi sviluppi li ha svelati martedì sera un servizio de Le Iene, la trasmissione di Italia 1 che da tempo segue la vicenda di malagiustizia.

TUTTO SU AST

La novità

A rendere nota ad Alessandro Politi la possibilità che, ad oltre 11 anni dalla tragedia, il procedimento nei confronti dell’ex ad della Tk e dell’ex consigliere di amministrazione – il primo condannato in via definitiva in Italia a 9 anni e 8 mesi, l’altro a 6 anni e 10 mesi – possa essere archiviato, è stato Johannes Hidding, giudice del tribunale di Essen, competente sul caso. Il quale ha spiegato che una mozione presentata nel dicembre scorso dalla difesa dei due condannati ha richiesto appunto l’archiviazione «per dei difetti nelle indagini italiane». «L’atto prevede che la sentenza italiana non sia legalmente eseguibile in Germania» ha aggiunto il giudice. Sarà dunque la giustizia tedesca ad esprimersi in merito, la sola che può fare in modo che la sentenza del tribunale italiano diventi effettiva per i due manager.

2018, L’EX AD AST MARCO PUCCHI CHIEDE LA GRAZIA

L’iter

Già il giorno dopo la pronuncia della sentenza – che risale al maggio 2016 – i due manager tedeschi erano tornati nel loro Paese di origine,a differenza dei quattro condannati italiani – tra cui i ternani Marco Pucci e Daniele Moroni – che si erano consegnati alla giustizia. Le autorità italiane avevano quindi richiesto a quelle tedesche di procedere all’arresto e di riportare i due in Italia, ma la richiesta è stata subito rifiutata in quanto i due condannati rivendicano il diritto di scontare la propria pena in Germania. «Non è vero che mio padre ha ucciso tante persone – ha spiegato a le Iene Lucas Espenhahn -, è una questione politica. Sono cresciuto in Italia, a Terni. Ma non potevamo più stare in Italia, troppo pericolo» Del caso si è occupato anche il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, che recentemente, ai parenti delle vittime aveva riferito di un incontro positivo con l’omologa tedesca, dichiarando di augurarsi l’esecuzione della sentenza al massimo entro il 2019. Le cose, ora, potrebbero andare diversamente.

MAGGIO 2016, MORONI E PUCCI IN CARCERE

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli