Sangemini, sciopero e blocco delle portinerie

Lo ha deciso l’assemblea dei lavoratori, chiesta una convocazione urgente alla Tesei: «Vogliamo chiarezza»

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Sciopero ad oltranza fino al primo turno di mercoledì, con contestuale presidio ai cancelli della fabbrica: si inasprisce ulteriormente la lotta dei lavoratori della Sangemini-Amerino, che durante un’assemblea che si è svolta lunedì hanno deciso di proseguire il percorso di mobilitazione, estenuati dalla mancanza di risposte come già ribadito molte volte in passato.

«Timori per la tenuta sociale del territorio»

In un clima di fortissima tensione sociale – come sottolinea una nota di Fai, Flai, Uila e rsu -, l’assemblea ha deciso di incrociare di nuovo le braccia «per chiedere innanzitutto alla direzione aziendale a livello nazionale di dare informazioni più precise riguardo il piano», dopo le «provocazioni» dell’ultimo incontro. Al termine della stessa assemblea i lavoratori si sono quindi riuniti davanti ai cancelli dello stabilimento, bloccando ingressi e uscite. «A un mese dal termine stabilito per la presentazione del piano (il 23 dicembre, ndr) – si legge nel comunicato – non è ancora arrivata la convocazione per il prossimo incontro in call alla presenza del Mise tra direzione aziendale, organizzazioni sindacali e rsu di sito). Sicuramente non ha aiutato la modalità adottata dall’azienda, le comunicazione sono sempre state date da figure di consulenza diverse, senza precisione e attenzione rispetto alla delicatezza dei temi trattati. I lavoratori si sono sentiti di non avere nessuna importanza e di non essere stati presi in seria considerazione». L’assemblea, inoltre, ha chiesto una convocazione urgente dalla presidente della Regione, Donatella Tesei. Le tre organizzazioni sindacali supportano «pienamente le azioni dei lavoratori ed esprimono grande preoccupazione per la tenuta sociale del territorio». «I lavoratori – concludono Fai, Flai e Uila -hanno sempre chiesto è la possibilità di lavorare con chiarezza e prospettive per il futuro, nel clima attuale tuttavia non è più possibile».

Il sindaco Clementella: «Serve azione incisiva della Regione»

Nel pomeriggio di lunedì, ai cancelli della fabbrica è giunto anche il sindaco di San Gemini, Luciano Clementella. «L’intera amministrazione comunale – ha detto – supporta e condivide la mobilitazione intrapresa dai lavoratori. Abbiamo cercato di coinvolgere la Regione, attraverso l’assessore allo sviluppo economico Fioroni, che si sta attivando per intraprendere un’azione che porti ad avere chiarezza dalla proprietà. Serve da parte della stessa Regione un’azione più incisiva, perché i lavoratori sono disorientati e allarmati di fronte alla totale assenza dell’azienda. Il limite è ampiamente superato». Secondo il sindaco «il sito è abbandonato, lasciato completamente a sé stesso, tanto che sono gli stessi lavoratori a doversi occupare delle manutenzioni e della gestione della produzione. Non possiamo più attendere – ha concluso – la presentazione del piano concordatario».

De Luca (M5s): «Serve presa di posizione forte della Regione»

«Piena solidarietà ai lavoratori della Sangemini che in queste ore hanno proclamato lo sciopero e indetto un presidio presso lo stabilimento». Ad esprimerla è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, rivolgendo anche «un deciso richiamo alla Regione Umbria affinchè prenda finalmente una posizione chiara nei confronti della proprietà. Non è possibile che un’azienda in fallimento – prosegue De Luca – presenti un piano di ristrutturazione che va ad intaccare il piano occupazionale. La presidente Tesei dica chiaramente fin da subito che non verrà tollerato alcun piano in cui è previsto il licenziamento anche di solo un lavoratore. Lavoratori che sono già stremati da un tira e molla che va avanti da mesi e già in regime di cassa integrazione di cinque giorni al mese per ciascun lavoratore». Secondo De Luca «la Regione, che fin qui non si è mai esposta, limitandosi solo ad ascoltare, deve prendere finalmente una posizione così come ha fatto il governatore Zaia per gli stabilimenti veneti, mettendo subito in chiaro che nel nuovo piano industriale la questione occupazionale non doveva essere materia di discussione. Tali garanzie da parte della governatrice Tesei vanno date immediatamente senza attendere di leggere le proposte partorite a scatola chiusa, che l’azienda si è impegnata a consegnare entro il 23 dicembre. L’impegno sottoscritto dalla proprietà diceva chiaramente che i livelli occupazionali non potevano essere rivisti prima del 2024 e per questo è fondamentale che la politica regionale prenda una decisione. Anche annunciando, qualora fossero disattesi gli impegni, la revoca delle concessioni – conclude il consigliere M5S – che sono in capo alla Regione Umbria».

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