Sangemini, scontro sulla ‘cassa’: nuovo sciopero

Tre ore di protesta dopo che l’azienda procede da sola nella gestione a rotazione dell’ammortizzatore sociale

Condividi questo articolo su

di F.L.

È di nuovo sciopero alla Sangemini-Amerino, dopo la mobilitazione di quattro ore organizzata il 12 novembre dai Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil nazionali in tutti i siti italiani del gruppo Acque Minerali d’Italia: a proclamare la protesta sono state questa volta le segreterie locali regionali e le rsu, dopo un incontro avuto lunedì con il direttore dello stabilimento, Mauro Pagliacci, in merito alla gestione della cassa integrazione. Lo sciopero sarà dunque di tre ore, nella stessa giornata di lunedì, alla fine del secondo turno, e di altre tre ore, martedì, alla fine del primo turno e di quello giornaliero.

Una sola linea in marcia

Le organizzazioni sindacali spiegano in una nota di aver riscontrato «la totale chiusura della direzione aziendale in merito ad una programmazione condivisa della cassa integrazione del mese in corso, dopo una pianificazione unilaterale e non congrua della stessa». Auspicano quindi «una maggiore condivisione delle attività organizzative dei due siti umbri, come più volte richiesto nei precedenti incontri». L’azienda sarebbe in grossa difficoltà economica e dunque – nonostante la richiesta che c’è da parte della clientela, in particolare dei marchi Grazia e Sangemini -, al momento tiene in marcia una sola linea, ricorrendo alla ‘cassa’ Covid a rotazione. Modalità questa che, hanno sottolineato i sindacati, incide pesantemente sulle tasche dei lavoratori, considerando tra l’altro che le somme non vengono anticipate dall’azienda. La proposta avanzata da organizzazioni sindacale e rsu, ma senza aver fin qui riscontro dalla direzione, è stata invece quella della chiusura totale dello stabilimento un giorno a settimana (il venerdì) o in caso di necessità anche per cinque giorni consecutivi, opzioni che – viene evidenziato – rappresenterebbero anche un grosso risparmio per la proprietà.

Mercoledì l’incontro con le istituzioni locali

Di fronte alla chiusura da parte del direttore dello stabilimento la scelta è stata quindi quella di proclamare una nuova protesta, alla quale non si esclude – a fronte della prosecuzione dello stato di agitazione – possano far seguito altre, come uno sciopero ad oltranza o a singhiozzo. Tra le problematiche segnalate anche la mancanza di mascherine Ffp2 e di termoscanner all’ingresso del sito, a differenza di quanto era stato invece concordato con la stessa direzione una ventina di giorni fa. I sindacati guardano ora al prossimo appuntamento in calendario, mercoledì, un incontro con i rappresentanti della Regione e i sindaci del territorio (Sangemini, Acquasparta, Montecastrilli, Terni e Narni), in vista dell’avvicinarsi di dicembre, quando Ami deve presentare il proprio piano nell’ambito della procedura di concordato avviata. Tra lavoratori e rsu, disposti a tutto c’è anche chi si dice pronto ad ascoltare l’eclettico imprenditore Francesco Agnello, già interessato sei anni fa alla Sangemini e ora, così afferma, di nuovo ‘sul pezzo’.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli