In attesa che il piano industriale venga presentato – novità in questo senso sono attese a breve – c’è chi non si fida proprio e teme, anzi si dice certo, che sarà «un massacro». Un gruppo di lavoratori della Sangemini, appartenenti – così si dichiarano – a diverse sigle sindacali, prende ‘carta e penna’ e spiega il proprio punto di vista: «Il nostro diventerà uno stabilimentino da sessanta addetti. Pessina vuole produrre solo le acque Sangemini e Grazia, mentre Fabio, Amerino e Aura vanno verso la scomparsa».
La paura
«Affidandosi alla mano pesante di un manager come Arturo Ferrucci (ax Ast, ndR) che sullo stomaco non ha il pelo, ma una foresta intera, la famiglia Pessina si sta preparando a dare attuazione a quello che era, e adesso è fin troppo chiaro, il proprio progetto fin dal 2014, quando per la miseria di 17 milioni di euro (e facendo pagare il prezzo più alto ai fornitori) diventarono i padroni di tutto Un progetto che adesso appare sempre più chiaro: ridurre la Sangemini ad uno stabilimentino da una sessantina di addetti, spedendo gli altri (oltre trenta) in cassa integrazione per poi fargli fare la fine di quelli espulsi nel 2014, tra cui persone con gravi problemi di salute».
Lo ‘stabilimentino’
«Uno stabilimentino – prosegue il gruppo di lavoratori – dal quale dovrebbero uscire solo bottiglie di plastica – perché le linee-vetro per la distrubuzione in Horeca vengono riservate a Norda, visto che è stata appena presentata una nuova bottiglia dedicata – contenenti acqua Sangemini e Grazia. Per tutte le altre – la Fabia che viene prodotta dal 1972, l’Aura, nata nel 1997, lo stesso anno in cui l’Amerino è entrata a far parte del gruppo – si prospetta l’abbandono. Tanto che già oggi a Roma arriva un’acqua da discount come Leonardo, prodotta da Norda nello stabilimento di Primaluna (Lecco), mentre la Fabia resta nei pozzi umbri. E tutte le promesse fatte da Massimo Pessina nel 2014 – ‘non lasceremo a casa nessuno e se sarà necessario riporteremo all’interno quei lavori che attualmente svolgono mansioni per aziende esterne’ – resteranno clamorosamente lettera morta».
Speranze nel ‘tavolo’
Il resto sono attacchi alla politica locale – ce n’è per tutti in area Pd – ripartendo però dal recente impegno della Regione, quello di convocare un tavolo con tutte le parti, proprietà Sangemini Acque Minerali inclusa. «Stavolta – proseguono i lavoratori – facciano seguito atti e fatti concreti: le acque che Sangemini vende sono di proprietà della Regione che ha quindi in mano un’arma formidabile da utilizzare. Quell’arma si chiama ‘concessione’ e l’azienda, che paga cifre ridicole per lo sfruttamento delle sorgenti, può e deve essere messa alle strette e costretta a rivedere le sue idee balzane. Tra queste, peraltro, c’è quella relativa ad un radicale stravolgimento dell’organigramma aziendale senza confrontarsi con nessuno. E senza che nessuno, politici e sindacalisti confederali, abbia proferito parola. Non vorremmo che anche qualcuno di loro sapesse già dal 2014 quale sarebbe stata la fine della commedia».
Le domande
I lavoratori pongono poi alcune domande: «Quando si farà questo ‘tavolo’ di confronto con l’azienda? Cosa si chiederà a Pessina? Quali impegni concreti si intende pretendere? Vogliamo saperlo in fretta perché nel caso in cui questa nostra fiducia dovesse essere ancora una volta mal riposta, dobbiamo essere in condizione di organizzare eventuali iniziative alternative. Siamo pronti a rivolgerci direttamente al ministro Luigi Di Maio (sviluppo economico, ndR) ed a mettere tutto nelle sue mani, compresa la cronistoria degli eventi ed il peso che il Pd ed i suoi rappresentanti sul territorio hanno avuto in tutto quello che è successo e sta succedendo».