di Fra.Tor.
Analizzare concretamente le questioni sanità, università e investimenti nel territorio ternano. E’ stato questo l’obiettivo del convegno ‘Sistema sanitario, università e territorio: quale futuro’, organizzato mercoledì mattina dall’associazione culturale per Terni città universitaria nella sala conferenze dell’azienda ospedaliera di Terni. Nel corso del convegno i relatori hanno fatto il punto sulle sfide e certezze che attendono l’azienda ospedaliera, con particolare attenzione allo stato dell’arte dello sviluppo del Polo socio-sanitario ternano e alla sinergia che si vuole creare in futuro tra territorio, ospedale e università.

La strategia Il direttore generale dell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, Maurizio Dal Maso, nel suo intervento ha sottolineato il concetto di valore in sanità. «Il concetto di valore – ha detto -, ovvero l’uso adeguato delle risorse dedicate dalla collettività alla sanità, secondo criteri di appropriatezza ed efficienza, per fornire servizi di elevata qualità garantendo ai cittadini l’accesso e l’equità, è connesso a quello di utilità e soddisfazione di bisogni ed è identificabile con il livello di salute raggiunto e mantenuto nella popolazione di riferimento, grazie all’azione integrata degli innumerevoli processi clinici e socio-assistenziali realizzati dalle organizzazioni sanitarie». Tutti i sistemi sanitari regionali «devono confrontarsi con problematiche di tipo demografico, sociale, tecnologico e finanziario, che spingono il sistema verso un aumento dei costi per la tutela della salute. A sua volta, la tutela della salute però, richiede lo sviluppo di nuove competenze, nuovi approcci organizzativi e nuove evidenze sugli esiti, anche economici, delle scelte terapeutiche e di politica sanitaria». La strategia comune da adottare, secondo Dal Maso, sarà quindi di «ridurre la variabilità, aumentare la produttività, abbattere i costi della ‘non qualità’ e fare innovazione».

La sfida La vera sfida dei tempi moderni, secondo il direttore generale della Usl Umbria 2, Imolo Fiaschini, «è assicurare un servizio sanitario equo, sicuro, efficace ed efficiente per garantire la tutela della salute, ovvero appropriato ai bisogni reali dalle popolazione assistita». Il direttore generale ha poi aggiunto che «lo scenario economico attuale, lo stato socio-demografico e lo stato di salute della popolazione, la garanzia della tutela della salute nel rispetto dei principi di equità e universalità che ancora ha il sistema, suggeriscono agli enti del servizio sanitario di trovare le sinergie e le relazioni ottimali nel contesto territoriale dove operano, per garantire servizi sanitari efficaci e appropriati e per consentire la migliore qualità di vita possibile, garantendo i livelli essenziali di assistenza». In conclusione Fiaschini ha sottolineato che «forse è opportuno pensare e progettare nuovi modelli assistenziali coinvolgendo gli attori interessati e partecipi, ma soprattutto preparati».
La politica Al convegno era presente anche l’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini. Con lui anche i consiglieri regionali, Eros Brega (Pd), Andrea Liberati (M5S), Raffaele Nevi (FI) ed Emanuele Fiorini (Lega Nord). «Quale futuro dobbiamo immaginare per il sistema sanitario regionale?», ha chiesto Brega all’assessore. Per Fiorini il sistema sanitario regionale attualmente «viaggia a due diverse velocità», mentre per Liberati «l’impiego delle risorse è poco chiaro e mal utilizzato». Infine, secondo Nevi è giunto il momento di «fare meno convegni e più fatti. Basta parole, basta portare avanti questioni per anni e attuare quello che invece è possibili facendolo però in tempi rapidi».

Più qualità e più risparmio Per l’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini, «è importante dare risposte di qualità ai cittadini. Il trend sarà quello di investire più risorse nella sanità, anche se avremo meno disponibilità economica nei prossimi anni. Il sistema sanitario che abbiamo oggi è stato pensato negli anni ‘60 e, a mio avviso, è ormai inadatto. Oggi c’è bisogno di più qualità, più innovazione, ma anche più risparmio, per dedicare le risorse a reparti carenti». Per quanto riguarda il mondo universitario, per Barberini, «bisogna mettere a disposizione corsi di qualità con prospettive che guardano all’oggi e non al domani. A Terni, per esempio, occorre potenziare Medicina, ma serve uno sforzo comune, mettersi attorno ad un tavolo e discutere».
L’INTERVISTA AL PROFESSOR ADOLFO PUXEDDU – IL VIDEO

Tempi difficili Sul tema università, l’associazione culturale per Terni città universitaria tiene alta l’attenzione da tempo. «Di fronte a sollecitazioni in merito al calo degli iscritti, al mancato incentivo dei corsi ternani e alla paventata creazione di nuovi indirizzi di laurea ancora in stand by – hanno detto -, l’università a Terni rischia l’asfissia». Per Adolfo Puxeddu, professore emerito presso l’università degli studi di Perugia, membro dell’associazione culturale per Terni città universitaria, il convegno di mercoledì «è stato importante perché si è fatto un punto rispetto alla storia della medicina ospedaliera e universitaria che risale al 1975. Sono ben 41 anni di presenza su Terni, che rappresentano le radici profonde di questo nostro insediamento. Per lo sviluppo futuro puntiamo a potenziare ulteriormente la nostra presenza perché i tempi sono difficili, ma dobbiamo guardare al domani con ottimismo».