di Giorgio Lucci, Nicola Ambrosino, Mauro Candelori
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl
Invece di spogliare l’azienda ospedaliera di Terni di un’ulteriore risorsa, il Centro di formazione, la Regione venga a vedere le condizioni di lavoro del pronto soccorso, i disagi dei pazienti nelle chirurgie, nelle medicine, in ortopedia, in pneumologia, in geriatria e le condizioni climatiche dei reparti del ‘Santa Maria’.
È di questi giorni l’ennesima denuncia di un paziente che ha passato 17 ore al pronto soccorso prima di ricevere l’adeguata assistenza, senza poter essere preso in carico dai reparti per mancanza di posti letto, messo su una lettiga sistemato davanti alle porte automatiche per mancanza di spazi, con temperature elevate.
Il personale medico e infermieristico è costretto a girare come trottole, impossibilitato a dare un servizio di qualità, ulteriormente ridotto per l’aumento dei contagi, per carenze di organico, con la mancanza di spazi adeguati, sempre più soggetto alle giuste lamentele di pazienti e familiari. E poi i reparti misti con pazienti Covid e non Covid, senza implementazione di personale, con temperature elevate per mancanza di climatizzazione.
Il tutto con un’azienda territoriale, la Usl Umbria 2, che non riesce a fare filtro. I medici di continuità assistenziale sono stati ridotti, gli ospedali di Narni e Amelia non sono in rete e il centro geriatrico Le Grazie, con 42 posti letto occupati, subisce una riduzione del personale delle cooperative. In questo quadro, stigmatizziamo la decisione della Regione di accentrare il Centro di formazione, trasferendo le competenze a Villa Umbra, con un irrimediabile depauperamento di professionalità e anche perdita di ricchezza e opportunità per il territorio.
Più che l’ennesima denuncia, questo è un appello alle istituzioni, al prefetto, ai carabinieri, alla polizia di Stato, all’ispettorato del lavoro. Serve un immediato intervento della presidente della Regione, con strumenti straordinari e se possibile anche in deroga alle norme che limitano le facoltà assunzionali. Siamo di fronte ad una situazione straordinaria che sta rischiando di andare fuori controllo.
Al terzo anno di pandemia una simile impreparazione non è giustificabile: si metta in campo tutto il possibile si utilizzino tutte le strutture, anche il modulo Arcuri se necessario, per uscire da questa situazione in cui gli operatori sono soli e i cittadini abbandonati. Siamo pronti a dichiarare lo sciopero generale di tutte le strutture sanitarie del territorio.