Sanità Umbria: i privati copriranno solo il 72% del fabbisogno delle liste di attesa

Nella Usl Umbria 1 restano fuori 5 mila prestazioni sulle 18 mila in coda

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di Giovanni Cardarello

Sembra segnare il passo una delle battaglie per rendere efficiente la sanità locale. Parliamo delle liste di attesa per le erogazioni delle prestazioni. Liste di attesa che, tra coda determinata dell’emergenza Covid-19, prescrizioni improprie ed eccesso di richieste non necessarie, ha determinato un back-log importante. Per questo motivo la giunta guidata da Donatella Tesei, nella scorsa primavera, ha varato un piano straordinario per l’abbattimento complessivo delle liste di attesa entro il 31 dicembre 2024. Ma a metà del percorso ci si è resi conto che una parte della lista, quella afferente ai cosiddetti PdT, i Percorsi di Tutela, era ancora lunga e difficile da smaltire.

Liste di attesa, le Usl chiedono il supporto dei privati: migliaia le prestazioni da smaltire

Per questo motivo all’inizio di settembre, in ossequio alla delibera della giunta regionale numero 800, la Usl Umbria 1 ha pubblicato sul proprio sito ufficiale un avviso di manifestazione di interesse rivolto ai «soggetti privati accreditati, convenzionati e convenzionabili con i quali sottoscrivere accordi contrattuali per l’acquisizione di prestazioni di specialistica ambulatoriale in PdT. Avviso valido per i distretti di Perugia, Assisi, Media Valle del Tevere, Trasimeno, Alto Tevere e Alto Chiascio.

L’obiettivo era far gestire dai privati (con apposito capitolo del bilancio regionale) circa 18 mila prestazioni tra le più diverse. Si va dalle risonanze magnetiche alle Tac, dalle elettromiografie ai polisonnogramma, passando per le visite oculistiche, le nutrizionali, le pneumologiche, le dermatologiche, le allergologiche, le ginecologiche, le dietologiche, le foniatriche, le gastroenterologiche fino ai breath test e alle visite geriatriche per valutare le situazioni di disabilità. L’avviso per la manifestazione di interesse comparsa ai primi di settembre, però, non ha dato l’esito sperato.

Secondo quanto riporta ‘Il Messaggero-Umbria‘, in un articolo a firma Luca Benedetti, solo una parte di queste prestazioni in lista di attesa saranno gestite dai privati. Sempre Il Messaggero, scandagliando i meandri della delibera 1002 della Usl Umbria 1 pubblicata sul sito ufficiale dell’azienda sanitaria, stima che i privati prenderanno in carico solo 13 mila prestazioni, il 72% del totale, mentre ben 5 mila resteranno al palo. Di questa ben 900 sono riferibili alle visite di allergologia.

Non possiamo, ovviamente, definirlo un ‘buco nell’acqua’ visto che due terzi delle liste di attesa saranno smaltite, ma va anche detto che le attese erano diverse. Per non tacere del fatto che in alcuni casi la manifestazione di interesse da parte dei privati, pur essendosi palesata formalmente, non è stata formalizzata.

Il motivo principale è l’antieconomicità dell’accordo per i soggetti privati. Nello specifico, spiega Il Messaggero, ci sono state due strutture private con sede a Perugia che, rispetto agli esami endoscopici, «hanno presentato offerte che coprono completamente la domanda aziendale, non si è raggiunta un’intesa con i soggetti interessati sulle condizioni di erogabilità e pertanto saranno oggetto di ulteriori determinazioni».

In altri casi è mancata l’intesa ed in altri la copertura offerta era parziale rispetto alle richieste. La palla adesso torna alla direzione della Usl Umbria 1 che, forte di un budget di 1,5 milioni di euro, dovrà pensare ad un piano alternativo per rispettare l’obiettivo. Ma intanto il tempo passa e la coda si allunga.

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