Santopadre: «Così il Perugia non lo vendo»

Al presidente del Grifo non sono piaciuti i modi, i tempi e nemmeno la sostanza dell’offerta. Ancor meno il fatto che sia stata resa pubblica

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L’offerta della finanziaria italo-maltese (anzi, il tentativo di offerta) non è piaciuto al patron del Grifo. Non è piaciuto nei modi, nei tempi e nella sostanza. E ancor meno gli è piaciuto che poi la notizia sia pure venuta fuori, domenica mattina, sui giornali: «Sono un po’ offeso e arrabbiato – dice parlando negli studi di Tef Channel – per il vespaio creato». Più che alla rivelazione sul fatto che fosse presente anche Alessandro Gaucci (aspetto che più di tutti ha colpito l’immaginario collettivo a Perugia), gli ha dato fastidio che il procuratore Dario Canovi abbia parlato con i giornali dell’incontro di Fiano Romano.

La ricostruzione

Non che l’esperto procuratore abbia detto nulla di falso, per carità, ma il fatto che si sia data visibilità a questo tentativo, peraltro fallito, a una settimana dalla ripartenza del campionato post emergenza coronavirus, con tutte le incognite che ciò comporta, al patron non è andato giù. E lo dice chiaro e tondo, nel ricostruire la vicenda per come l’ha vissuta lui: «Ho ricevuto una telefonata di Alessandro Gaucci, che non avevo mai incontrato, solo sentito al telefono qualche volta. Mi ha chiesto un incontro con l’avvocato Dario Canovi e io, pensando che volessero offrirmi un giocatore, per educazione ho accettato. Mi hanno parlato di tutto e a un certo punto hanno tirato fuori il mandato di una finanziaria italo-maltese. Io gli ho detto che il Perugia non è in vendita. Questo non perché non lo voglio vendere in assoluto, ma perché semmai dovessi decidermi a venderlo sarà perché sono convinto che alle spalle c’è un progetto serio e importante e soprattutto quando avrò modo di vedere in faccia la persona che acquista. Quando ho sentito parlare di maltesi ho lasciato perdere».

Nessuna preclusione per gli uomini

«Rispetto per gli uomini, Gaucci e Canovi, ma non mi è piaciuto quello che hanno fatto e penso sarebbe stato stato meglio che fossero rimasti zitti invece di alzare questo polverone – aggiunge Santopadre – poi Alessandro ha detto tutto e il contrario di tutto: ha detto che non era lui l’interlocutore, poi però ha ammesso che avrebbe potuto curare la parte sportiva. Secondo me il Perugia dopo Santopadre deve avere una faccia, un volto, un imprenditore, aziende serie e delle garanzie. Detto questo il Perugia non è vendita e sarà ceduto solo alle mie condizioni, ma se domani Alessandro dovesse chiamarmi per chiarire sono disponibile a parlarne e non ho niente contro di lui».

L’emergenza coronavirus

«Sono dieci anni che vivo per questo club, oggi posso dire a voce alta di esserne tifoso. In questi tre mesi ho fatto quello che in dieci anni non avevo mai fatto. Mi sono trovato al buio e mi sono sentito anche solo: questi tre mesi sono stati duri difficili ma la convenzione che ne sarei uscito fuori. Ancora ci leccheremo le ferite per qualche mese, ma siamo qui e domenica torneremo a giocare».

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