Scuole chiuse/aperte: i comitati umbri sferzano la Regione

‘A scuola Umbria’ e ‘Priorità alla scuola’ – con toni diversi – sollevano questioni e criticano l’operato della presidente Tesei sul fronte scolastico

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Pubblichiamo di seguito le voci di due comitati presenti in Umbria, che seguono le vicissitudini del mondo scolastico, e che – con toni e sfumature diverse – sollevano questioni e criticano l’operato della Regione Umbria, anche dopo l’ultima ordinanza del 19 marzo che ha disposto – da lunedì 22 – l’apertura di scuole dell’infanzia, materne ed elementari in 35 comuni della regione, confermando la chiusura (o dad al 100%) in tutti gli altri.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

del comitato ‘A scuola – Umbria’

Chiusura, divieto, accusa. Sono queste le parole più usate dalla Regione e della stampa per descrivere ‘i ragazzi’… ragazzi, così genericamente chiamati anche dagli addetti ai lavori. Affermazioni così generiche, fumose, che non ci fanno capire nulla, se non che sono usate volutamente in tono denigratorio, tracciandone una descrizione molto spesso falsa e lontana dalla realtà dei fatti. Cosa vi hanno fatto i ragazzi? Addirittura una nota componente del Cts arriva a dire che ‘i ragazzi sono omertosi’. Quali? E in che senso? La dottoressa in questione non sa che fino ai 18 anni sono i genitori, a dichiarare i contatti? E che dopo i 18 anni le persone si chiamano adulti e non ragazzi?

Non ci possiamo accontentare in zona arancione dell’apertura parziale delle scuole elementari: dove sono finiti i ragazzi/e più grandi? L’unico elemento di normalità che si poteva rintracciare nella loro vita era la scuola e, ordinanza dopo ordinanza, gli avete tolto pure quella. Nonostante abbiamo chiesto più volte di indicarci i criteri sulla base dei quali vengono prese certe decisioni, sul testo dell’ordinanza si leggono solo pochi sparuti numeri che, tra l’altro, riscontrano un lieve miglioramento del contagio: gli attualmente positivi, le terapie intensive ed i ricoveri. Dati che vedono la Regione in lieve discesa. Solo attraverso i giornali, riusciamo a comprendere che la soglia usata dal fantomatico Cts umbro sarebbe quella del superamento del limite del parametro di 200 casi ogni 100 mila abitanti, parametro usato in maniera restrittiva rispetto allo stesso indicato nel Dpcm del 2 marzo (250/100.000).

L’altro aspetto che ci appare sconcertante, oltre alla totale mancanza di trasparenza nel fornire i dati, è quello di chiudere solo e sempre le scuole nonostante il parametro riguardi l’intera popolazione. Siamo l’unica regione in Italia ad usare questa metodologia, nelle altre, in base al parametro, la zona – comune o provincia – diventa rossa, con chiusura di tutto a parte alimentari, farmacie ed edicole. Decisione, seppur dolorosa e tranciante, che ci sembra però più sensata. Come può quindi la chiusura delle scuole abbassare i livelli dei contagi se il resto della popolazione continua a girare, recarsi al lavoro, fare shopping, andare dall’estetista o dal parrucchiere?

In tutta questa storia il messaggio peggiore che questa presidente ci dà è che la scuola, nelle persone delle bambine, dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, è sacrificabile, sul piatto dell’economia ma non solo. Sacrificabile perchè usata come copertura del disastro sanitario in atto, senza nessun evidente miglioramento del contagio. Possibile che nessuno non ne parli? È di stamani un allarme lanciato dal Mayer di Firenze, e già aveva evidenziato la triste notizia anche il Bambin Gesù di Roma, sull’aumento dei tentati suicidi da parte dei giovanissimi. Non servono a niente, a questa cieca giunta regionale, le evidenze scientifiche, i dati elaborati, le richieste di aiuto inviate attraverso gli ordini degli psicologi: la scuola va demolita. O forse va demolito altro? Razionalizzazione e ottimizzazione che nel loro gergo significano tagli, ecco le parole d’ordine scelte dalla Regione per portare avanti questa battaglia sul piano della sanità pubblica. Ed ecco perchè siamo i primi in classifica per mortalità. Questo porta avanti la Regione Umbria, con determinazione, supportata da sedicenti esperti che vedono l’unico pericolo nella scuola: la demolizione della sanità pubblica. Questione nota a tutti, ma evidenziata solo dal nostro comitato. E non basta e non è bastata neanche una pandemia per distoglierla da questo scopo.

del comitato ‘Priorità alla scuola – Umbria’

Siamo un comitato fatto di docenti, genitori e studenti, movimento supportato da un coordinamento unico nazionale. ‘Priorità alla scuola’ si batte da mesi per la difesa della scuola pubblica e in questo momento sta portando avanti eventi di sensibilizzazione e mobilitazione a livello locale e nazionale per ribadire l’assoluto ruolo di centralità della scuola nella società. L’ordinanza della Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, deliberata il giorno 19 marzo 2021 ci trova costretti a puntualizzare alcune considerazioni:

  • L’apertura delle scuole primarie ad una sola settimana dalle vacanze pasquali, altro non ci sembra che una mera strategia politica per fare in modo che la scuola, ancora una volta, venga additata come causa dell’aumento di contagi che si potrebbero verificare in concomitanza con il periodo pasquale. D’altronde non siamo nuovi a questa modalità, avendo già potuto verificare come dopo il periodo natalizio, la scuola sia stata penalizzata per l’aumento di casi di contagio non attribuibili all’attività in presenza. È ormai noto che i contagi vengono maggiormente riscontrati nella sfera privata/familiare, quindi già immaginiamo le conseguenze di questa preannunciata malagestione;
  • ‘Priorità alla scuola’ si batte per un rientro immediato in sicurezza, ciò è possibile mettendo in campo strategie atte a permettere un tracciamento completo, immediato e reale. Questa decisone, arrivata a ridosso delle vacanze pasquali non predisponendo alcuna attività di screening volta alla popolazione studentesca, ci fa capire che manca totalmente la volontà di rendere questa apertura seria e duratura;
  • la mancanza di un piano trasporti adeguato ed efficace ci porta a pensare che l’apertura delle scuole secondarie non sia stata nemmeno presa in considerazione come possibilità per il resto di questo anno scolastico. Il continuo accanimento contro la fascia 11/20 non è più giustificabile, tanto meno dai dati dei contagi. Gli adolescenti umbri vantano il primato nazionale per assenza da scuola e riteniamo doveroso mostrare azioni concrete e immediate, per una generazione che si sta sacrificando invano da un anno;
  • la decisione di aprire nidi e materne, le uniche fasce d’età senza distanziamento né mascherina, sottolinea il valore che la giunta regionale dà alla scuola: un parcheggio. Inoltre l’apertura settoriale dei servizi dell’infanzia è una chiara mossa politica economica che svilisce ancora di più il significato dell’istituzione scolastica: laddove si paga una retta, si può intervenire.

Sia ben chiaro che lunedì 22 marzo manderemo i nostri figli a scuola felici, sollevati e tranquilli, perché non c’è luogo dove i protocolli sono rispettati in maniera così certosina, ma resteremo con le orecchie ben tese, perché questa settimana di apertura non diventi l’ennesimo tentativo di scaricare tutte le responsabilità sulla popolazione studentesca. Cogliamo l’occasione per comunicare che il nostro comitato si batterà ancora una volta in piazza Italia, a Perugia, venerdì 26 marzo, con uno sciopero sociale per ribadire che per salvaguardare la scuola pubblica è necessario un ripensamento totale delle priorità, mettendo in atto quelle che sono le strategie per ricostruire una scuola sicura: massiccia assunzione dei precari in modo che si possano formare classi con un numero di alunni contenuto e attenzione all’edilizia scolastica. Solo così, soprattutto in fase pandemica, sarà possibile rendere la scuola un luogo sicuro non più soggetto ad aperture a singhiozzo.

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