Semitec, chiesto il concordato: incertezza per 44 lavoratori

Terni, rilancio disatteso e spettanze in ritardo: l’azienda bussa in tribunale, i dipendenti attendono

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Non c’è pace per il mondo delle imprese del ternano, alle prese con uno stillicidio quasi quotidiano di notizie relative a crisi aziendali, posti di lavoro in bilico e rilanci mancati: l’ultima in ordine di tempo a far parlare di sé è la Semitec – azienda attiva nel campo di manutenzione, logistica, servizi tecnologici per telecomunicazioni, realizzazione civile ed impiantistica di reti fisse, mobili e wi-fi – che, sui 300 complessivi sparsi in tutti Italia, nella città dell’acciaio conta 44 dipendenti (una decina di impiegati, i restanti operai). Giovedì 20 febbraio la proprietà ha infatti depositato al tribunale di Roma – competente in quanto la sede legale della società si trova nella capitale – la richiesta di ammissione al concordato preventivo.

18 mesi di attese vane

L’ambizioso piano di rilancio e sviluppo – tra promesse di ripresa commerciale e un’annunciata riorganizzazione aziendale – è rimasto di fatto sulla carta, a presentarlo davanti al ministero dello sviluppo economico, nell’autunno 2018, un imprenditore che in Umbria aveva già lasciato (negativamente) il segno: Giuseppe Incarnato, amministratore delegato della Igi Investimenti, fondo noto per l’attività di scouting di aziende in crisi, lo stesso che due anni prima aveva rilevato e poi portato al fallimento – lasciando a casa 27 dipendenti e una decina di collaboratori – il quotidiano locale Il Giornale dell’Umbria.

La parola al tribunale

Incarnato nell’agosto 2018 fa aveva acquisito la società – nata a Terni come Alnuatel, poi divenuta Emicom e quindi Siram – impegnandosi, attraverso un piano industriale quinquennale, a portare crescita e investimenti. «Cosa che non è mai avvenuta – spiega Alessandro Rampiconi, segretario della Fiom Cgil di Terni – la nuova proprietà dell’azienda, già provata da diversi periodi di crisi, si è di fatto nascosta dietro le promesse». Dopo essersi trovata senza commesse a fine 2019, anche l’ultimo impegno di aprire la cassa integrazione per i dipendenti – preso nell’ultimo incontro al Mise del 13 febbraio – si è rivelato vano. Fino alla mossa di giovedì. «Una scelta che comunque, pur nella difficoltà del momento – continua Rampiconi -, se il concordato verrà omologato permetterà ai lavoratori (che vantano due mesi di stipendi arretrati, oltre ai versamenti del Tfr, ndr) di accedere agli ammortizzatori sociali per un periodo più prolungato rispetto ad una ‘semplice’ procedura di cessazione di attività. Rimane l’amarezza per l’epilogo di un’azienda che non sembra avere più prospettive nel breve e medio periodo».

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