Sequestra per 4 ore l’ex compagna. Che si ribella e lo fa arrestare

Giano dell’Umbria – Dopo anni di maltrattamenti e la fine del rapporto, la donna ha trovato il coraggio di denunciare tutto all’Arma

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Maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, lesioni personali aggravate e danneggiamento: queste le pesanti accuse che hanno fatto finire in carcere – su ordine del gip di Spoleto e a seguito dell’indagine condotta dalla procura e dai carabinieri della Compagnia di Spoleto – un 60enne di Giano dell’Umbria.

«Violenza inaudita»

All’origine della vicenda ci sarebbe la decisione dell’ex compagna del 60enne di interrompere – era lo scorso agosto – la relazione fra i due che andava avanti da circa 10 anni. Da lì, riferisce l’Arma, si è scatenata «una violenza inaudita nei confronti della donna, andata avanti fino a due settimane fa».

Il capitano Teresa Messore

«Numerosi maltrattamenti alla presenza del figlio minore»

L’indagine messa in atto dai carabinieri di Giano dell’Umbria ha in realtà fatto luce su tutta una serie di episodi che si sarebbero succeduti dal 2014 ad oggi: «Numerosi maltrattamenti subiti dalla donna – riferisce l’Arma -, tra l’altro con l’aggravante della presenza del figlio minore, nonché con l’utilizzo di violenza oltreché fisica anche psicologica con frasi ingiuriose, minacciose. Tra le frasi proferite dall’uomo ce ne sono alcune assolutamente emblematiche che evidenziano quanto subito dalla donna e l’inversione del rapporto vittima/carnefice nella psicologia dell’uomo, che addebitava le colpe alla donna per la sottrazione del porto d’armi quale provvedimento immediato posto in essere dalle forze dell’ordine nei confronti dell’uomo».

Il sequestro in casa: il punto più basso e la svolta

«L’episodio più grave – ricostruiscono i carabinieri afferenti alla Compagnia di Spoleto, coordinati dal capitano Teresa Messore – si è verificato di recente (era fine settembre, ndR) allorquando l’uomo, quasi con l’inganno, la costringeva ad entrare in casa per raccogliere gli ultimi effetti personali e la sequestrava nella propria abitazione, proferendo parole di amore nei suoi confronti alternate a minacce gravi. Soltanto dopo 4 ore in cui l’aveva percossa ripetutamente con profondi segni sia fisici che sullo stato psicologico della ragazza, la lasciava uscire di casa dicendole che era stata fortunata perché si era calmato. In tale circostanza la donna ha acquisito maggiore consapevolezza del pericolo e ha inteso denunciare ai militari compiutamente l’accaduto, ricorrendo preliminarmente alle cure del caso per le numerose contusioni ed escoriazioni subite».

Le sinergie che funzionano

«Si è posta la parola fine a queste ripetute violenze subite – osservano i carabinieri – grazie al lavoro costante degli uomini dell’Arma spoletina sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Spoleto, particolarmente sensibili ad episodi riguardante reati di ‘codice rosso’ che richiedono tempestività nell’azione, chiara lettura degli eventi e stretta sinergia tra operatore e vittima, motivo per il quale talvolta si necessità anche l’avvio di un protocollo utile all’ascolto con un militare dello stesso sesso della vittima per maggiore apertura durante il corso della denuncia. Inoltre si evidenzia la sinergia istituzionale della Compagnia di Spoleto con le associazioni sul territorio che offrono la possibilità di essere accolte in ‘case protette’, anche con i propri figli».

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