La faccenda sembra non riuscire a prendere un verso. I fondi per il Contributo di autonoma sistemazione (Cas) per le famiglie che hanno avuto la casa danneggiata ed hanno deciso di trovarsi autonomamente una nuova sistemazione – senza fare ricorso alle strutture pubbliche o agli alberghi – continuano ad essere erogati, sempre che lo siano perché c’è chi lamenta di non aver visto un solo euro, con gravi ritardi.
Cos’è Il contributo può raggiungere un massimo di 900 euro mensili. I nuclei familiari composti da una sola unità percepiscono 400 euro, quelli composti da due unità 500 euro, 700 euro quelli composti da tre unità, 800 euro quelli composti da quattro unità e 900 euro quelli composti da cinque o più unità. È possibile disporre di ulteriori 200 euro mensili, anche in aggiunta al limite massimo, se in famiglia ci sono persone con handicap o con invalidità non inferiore al 67% o persone con più di 65 anni. La somma aggiuntiva di 200 euro prevista per la persona ultrasessantacinquenne è cumulabile con ulteriori 200 euro nel caso in cui la stessa persona sia anche persone con handicap o con invalidità non inferiore al 67%.
Due mesi «La mia famiglia ed io – racconta Laura, che avendo perso la casa ha deciso di trasferirsi in Puglia – abbiamo ricevuto il contributo per i mesi di settembre ed ottobre. Poi nulla più, ma qui dove siamo, l’affitto lo dobbiamo pagare tutti i mesi e così pure le utenze. Abbiamo provato a sollecitare, ma spesso risulta anche difficile comunicare con il Comune di Norcia».
La burocrazia E c’è chi lamenta, addirittura, di non aver ricevuto neanche un euro, pur avendo dovuto lasciare la propri casa dopo la prima scossa, quella del 24 agosto: «Sono circa 150 su 350 nuclei richiedenti al 24 agosto – è la denuncia Io – dice Danila – è la terza volta che porto sistematicamente gli stessi documenti, già portati la prima volta e mi hanno chiamato dicendomi che avevano bisogno del foglio dell’inagibilità, anche se era stato spiegato che per le ‘zone rosse’ non ce n’era bisogno».
La mensa Nelle ultime ore, poi, si è aggiunto un altro motivo di malore: la mensa dell’esercito, alla quale sono molti i cittadini – che pur di restare in zona hanno scelto di vivere in roulotte o camper – che fanno riferimento, non potrà più essere utilizzata: «Dopo il 30 gennaio – è la denuncia – la mensa sarà a disposizione solo dei militari e del personale di servizio. I cittadini non potranno più usufruirne, nemmeno a pagamento».