Sisma: «Ricostruire nella piena legalità»

Perugia, i sindacati edili pretendono l’applicazione della normativa. Chiesto un incontro a Cannizzaro, De Micheli e Cantone

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Se ci sono delle aziende che hanno fatto le furbe nella ricostruzione post terremoto – come ha appurato la procura di Napoli – è segno che qualcosa non va nella regolamentazione e nei controlli. Eppure le buone prassi ci sono e sono state applicate con successo proprio in Umbria, in occasione della ricostruzione post sisma del 1997. Vanno ripristinate, per garantire sicurezza, legalità e qualità nella ricostruzione post terremoto.

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Un momento dell’incontro

«Non siamo sorpresi» Lo chiedono i sindacati dei lavoratori edili dell’Umbria, con un incontro pubblico presso la cassa edile di Perugia: c’erano Augusto Paolucci (Fillea Cgil), Tino Tosti (Filca Cisl) e Stefano Paloni (Feneal Uil): «Le notizie uscite in questi giorni non ci colgono di sorpresa – dicono – perché avevamo già espresso perplessità sui lavori di montaggio delle casette, dove operano aziende (come quelle coinvolte nell’inchiesta) che non applicano il contratto edile (ma il multiservizi) e dove c’è una forte rotazione di personale». Troppo presto per trarre conclusioni dall’inchiesta che è appena partita, ma di certo, dicono i sindacati, deve essere un monito per chi ancora non ha capito cosa può succedere in quello che può essere considerato il più grande cantiere d’Europa.

PAOLUCCI (CGIL): «RIPRISTINARE LE BUONE PRASSI DEL ’97» – INTERVISTA VIDEO

Modello che funziona La formula magica esiste. Si chiama: Durc con congruità. Impedisce alle aziende di assumere personale in nero e senza i necessari requisiti per lavorare nel settore. Invece di limitarsi valutare la correttezza delle comunicazioni sulla regolarità contributiva (il Durc semplice), se ne analizza anche la congruità rispetto all’appalto e allo stato di avanzamento dei lavori. «In questo modo – dice Paolucci a umbriaOn – sarà molto più difficile fare i furbi. Nessuno potrà prendere appalti se dichiara di avere zero lavoratori. E viceversa non si potrà dichiarare di ricostruire una casa in un mese e con due lavoratori perché ciò non sarebbe congruo con i tempi e le modalità di lavoro».

Segretario Umbria cgil edili edile generali Augusto Paolucci

Augusto Paolucci

«Italia, paese strano» «Si tratta di un modello che funziona – hanno sottolineato i sindacati, assistiti tecnicamente da Andrea Ruffini, responsabile area Durc e congruità della Cassa Edile di Perugia – che ha permesso in Umbria una ricostruzione praticamente senza morti sul lavoro e infortuni gravi, senza significative infiltrazioni della criminalità organizzata e con una spesa finale per lo Stato inferiore alle previsioni». Eppure, nonostante sia pronto nel cassetto un decreto che estende il Durc con congruità a tutto il cratere, ufficialmente questa soluzione non si è ancora concretizzata. E i sindacati non si danno pace: «Questo è un paese strano dove un modello efficace, che tutela le imprese legali e i lavoratori, oltre alla qualità della ricostruzione, non solo non viene ripreso, ma rischia addirittura di venire meno laddove, come in Umbria, è ormai entrato nei meccanismi del sistema edile regionale. Tra la legalità dichiarata e quella praticata resta troppa distanza».

Convocare il tavolo post sisma Da qui le richieste di Fillea, Filca e Feneal: un incontro urgente con il prefetto di Perugia (il tavolo istituito dopo il 30 ottobre 2016 non si è ancora mai riunito), con il commissario Paola De Micheli («che proprio venerdì è stata in Umbria, ma non ha ritenuto opportuno incontrare lavoratori e imprese edili») e all’Anac, per favorire lo sblocco dell’ordinanza sulla congruità in tutta la zona del cratere, anche in virtù della disponibilità dimostrata da tutte e 11 le casse edili delle quattro regioni coinvolte. «Infine – hanno concluso Fillea, Filca e Feneal – alla Regione chiediamo di continuare e semplificare il confronto in essere, attualmente strutturato in quattro diversi tavoli».

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