Sisma e caporalato: indagine agli inizi

Umbria: la procura di Napoli parte dal lavoro nero e ‘sfruttato’ per approfondire tutta una serie di aspetti relativi alla ricostruzione

Condividi questo articolo su

Gravi indizi  circa l’esistenza di un’associazione per delinquere, operativa nell’ambito dei lavori pubblici nel campo dell’edilizia, finalizzata a commettere reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, falso in atti pubblici e certificazioni amministrative, emissioni di fatture per operazioni inesistenti, frodi nelle pubbliche forniture e inadempimento di contratti di pubbliche forniture.

IL TERREMOTO DEL CENTRO ITALIA

Le perquisizioni In base a tali ipotesi la procura di Napoli, in particolare il pm Ida Frongillo, nei giorni scorsi ha ordinato perquisizioni – eseguite dai carabinieri del Nas di Napoli – presso le sedi di undici imprese del centro-sud Italia, negli uffici dei cantieri di Cascia dove si stanno installando moduli ‘Sae’ (soluzioni abitative di emergenza) e presso l’abitazione di uno degli indagati residente in provincia di Napoli.

Il filone Nel mirino degli inquirenti c’è finita la ricostruzione post-sisma: quattro in totale – ma sarebbe corretto dire ‘per il momento’ – le persone indagate a piede libero. Per un’inchiesta che, partita dagli aspetti relativi allo sfruttamento del lavoro ‘nero’, potrebbe – questa l’impressione – estendersi anche ad altri aspetti relativi alle opere in corso di realizzazione fra Umbria, Lazio e Marche.

Un’associazione per delinquere che, per gli inquirenti, oltre ad essere attualmente impegnata nella realizzazione di insediamenti abitativi di emergenza nelle zone del centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017, attraverso la copertura garantita da contratti di subappalto ad imprese fittizie (o prive di requisiti tecnici ed economici) avrebbe sfruttato manodopera ‘in nero’ proveniente dalla Campania. Operai sottopagati, privi di vitto sufficiente e di alloggi idonei, esposti a gravi rischi per la propria incolumità personale sia durante i viaggi che nell’esecuzione materiale dei lavori.

Sotto la lente ci sono finite come detto undici società: Cogeco 7 srl, Seprim sas, Giacchini srl, Minicucci Cairo srl, Marinelli Costruzioni srl, Europa Service snc, Termo Tecnica di Monocalzati (Avellino), R.C. Costruzioni srl, studio consulenza Idea, studio commerciale Giordano Mario e Slab Italia srl. Di queste, due – la Seprim e la Giacchini – sono umbre, rispettivamente di Trevi (Perugia) e di Stroncone (Terni).

«Massima fiducia» Quest’ultima società è difesa dall’avvocato Massimo Proietti di Terni che, oltre ad esprimere «fiducia e la massima serenità nell’operato dell’autorità giudiziaria», afferma come l’impresa che assiste si sia «aggiudicata in maniera del tutto regolare l’appalto, con successivo legittimo subappalto in favore di due aziende di Roma che stanno operando nel contesto del cantiere regolarmente costituito a Cascia. Finora, peraltro – prosegue l’avvocato Proietti – non si è verificata alcuna movimentazione di denaro. Nessuna fattura è stata emessa nei confronti della Regione Umbria né da parte delle società titolari del subappalto».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli