Sisma, rischio ‘taglio’ per i vigili del fuoco

Marco Malatesta (Cgil): «Si vuole ridurre la nostra presenza nelle zone terremotate del 30%. Per le popolazioni sarebbe una tragedia»

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Proprio nel giorno in cui il mostro del terremoto è tornato a ruggire con violenza, prende corpo una ‘minaccia’ ulteriore per le popolazioni del centro Italia. Una delle certezze che fino ad oggi hanno avuto e cioè la presenza, costante e decisiva, dei vigili del fuoco, potrebbe essere fortemente ridimensionata.

ab101aa9Il ‘taglio’ «Da quanto abbiamo appreso – dice Marco Malatesta, coordinatore ternano della Cgil del Corpo – sarebbe previsto il taglio di un terzo degli operatori dei vigili del fuoco da impiegare nelle zone terremotate. Il contingente ternano, per capirci, potrebbe essere ridotto da 12 a 8 unità e anche quello perugino potrebbe subire un taglio del 30 per cento, passando da 24 a 18 uomini sul campo».

Delusione La decisione, dice Malatesta, «appare quanto meno inopportuna, soprattutto in una fase come quella attuale, visto l’aggravarsi delle condizioni meteo e la nuova serie di scosse di terremoto che stanno di nuovo mettendo quelle popolazioni di fronte a disagi e paure per le quali, lo abbiamo verificato dal 24 agosto in poi, la nostra presenza vale oltre che per gli aiuti diretti che siamo in grado di garantire, anche come sostegno psicologico».

terremoto vigili del fuoco neveLe motivazioni Secondo Malatesta, «la decisione, se sarà confermata, non ha altre giustificazioni se non quella, fin troppo evidente, di risparmiare sui costi, cosa peraltro già apparsa evidente dalle dotazioni decisamente sottodimensionate di attrezzature tecniche e personali messe a disposizione del personale in servizio. Chi opera sul campo – denuncia il rappresentante sindacale – deve infatti fare i conti con indumenti e calzature decisamente non adeguati alle attuali condizioni climatiche. I vigili del fuoco non si fanno certo fermare da queste problematiche ‘spicciole’, ma è giusto ricordarle».

L’appello Quello che i vigili del fuoco chiedono è «di rivedere questa decisione, perché se la riduzione dei continenti sul campo riguardasse l’intero Corpo, questo rappresenterebbe un’autentica tragedia per le popolazioni terremotate e, invece, di sostenere il lavoro delle donne e degli uomini che da quasi cinque mesi sono uno dei pochi punti fermi sui quali possono contare le persone a cui il terremoto ha tolto praticamente tutto».

 

 

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