Sisma, tra gli sfollati che vogliono tornare

Sono già più di 300 le persone ospitate nei Comuni del lago: 220 solo a Magione. Tutti, però, vogliono «rimettere in piedi Norcia»

Condividi questo articolo su

di E.M.

Gli adulti guardano il telegiornale, i bambini giocano, i ragazzi sono incollati al cellulare. Nella hall dell’albergo di Passignano sul Trasimeno, la gente di Norcia, sfuggita al terremoto di domenica, cerca di passare il tempo. Mentre si attende l’arrivo degli aiuti – biancheria pulita e medicine per gli anziani – le ore passano lentamente e molti sono ancora sotto shock. «Ogni rumore ci fa saltare – racconta una signora dallo sguardo spento, seduta su un divano – non dimenticheremo mai quella paura».

I numeri Al ‘Gabbiano’, unica struttura messa a disposizione a Passignano, 47 sfollati hanno passato la loro prima notte lontano da casa. Indossano i vestiti che avevano quando sono scappati dopo la scossa delle 7.40. «Qui hanno la pensione completa – spiega l’albergatore Gian Vittorio Gradassi – e potranno rimanere fino a quando ne avranno bisogno». Sono già più di 300 le persone ospitate nei Comuni del lago: 220 solo a Magione, dislocati tra le frazioni di Torricella, San Feliciano e Villa. Sono arrivati domenica sera con i pullman, mentre altri continuano a raggiungere il Trasimeno in macchina. «Per ora non sono previsti altri arrivi – dice il sindaco di Magione Giacomo Chiodini – adesso si pensa agli aiuti: la Caritas sta fornendo il necessario, soprattutto vestiti». Poi, probabilmente, si affronterà la questione minori: ci sono almeno 20-30 ragazzi che, se rimarranno a lungo lontani dalle proprie scuole, potrebbero essere inseriti nelle classi del territorio»

«Torneremo» Nel giardino dell’hotel regna il silenzio. Si parla poco, forse perché «è stato già detto tutto», come ripetono alcuni, stanchi di rispondere alle domande. «Ci hanno detto che rimarremo qui due-tre giorni – spiega un signore – ma probabilmente servirà molto più tempo per trovarci un’altra sistemazione». Per ora, alloggiare in albergo è sembrata a tutti la soluzione migliore: la possibilità di allestire nuove tendopoli è stata esclusa e per dormire in macchina ormai fa troppo freddo. «Il nostro scopo è sopravvivere, almeno qui stiamo al sicuro», sospira un uomo sull’ottantina, che ha vissuto «così tanti terremoti da aver perso il conto».  Ma la forza agli anziani la portano i più giovani, sicuri di non voler abbandonare mai il loro paese. «Torneremo e rimetteremo in piedi Norcia», giura Klea Cella, 17 anni.

I RACONTI DI DUE SFOLLATI – LE INTERVISTE 

«Non finiva mai» Ha gli occhi lucidi Antonio Apuzzo, 58 anni, proprietario di una bottega di salumi nel centro di Norcia. Di origini campane, si è trasferito in Umbria nel 2000 ed ora, seduto su una panchina fuori dall’albergo, pensa a quello che ha perso. «Bisogna ringraziare Dio per essere vivi, ma non abbiamo più niente». Il suo negozio, unica fonte di guadagno della sua famiglia, è chiuso dal terremoto del 24 agosto ed ora teme che anche la casa abbia riportato gravi danni. «Mentre fuggivamo abbiamo visto camini cadere e abbiamo avuto paura di morire, quella scossa non finiva mai». A Passignano Antonio si è fatto una doccia calda e aspetta che arrivi quello che ha chiesto: qualche indumento pulito e le medicine, fondamentali per la cura del suo glaucoma. La moglie, accanto a lui, non riesce a trattenere le lacrime. Ha paura che lei e i suoi concittadini non torneranno mai alla normalità: «Norcia viveva di turismo, adesso come faremo? Abbiamo bisogno che le istituzioni non ci lascino soli, siamo nelle loro mani».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli