Speculazione: l’altro lato del caro bollette. Le opinioni degli esercenti perugini

Abbiamo raccolto le voci di alcuni commercianti che si ritrovano nel pieno di una crisi che rischia di travolgere il sistema-Paese

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di Gabriele Ripandelli

La preoccupazione è diffusa anche nel perugino. E non c’è un’attività che si dichiari serena davanti al rincaro delle bollette. Prima di tutto per il presente, con l’aumento dei costi che ha già portato diversi conti in rosso. E poi per il futuro, perché c’è grande incertezza e le elezioni politiche non vengono percepite come un elemento di rassicurazione.

Gli aumenti vertiginosi

Prendete una palestra e considerate quanto può costare tenere accesi tutto il giorno riscaldamenti, caldaie, luci e macchinari. Un personal trainer ci ha confidato che nel giro di un’estate ha visto aumentare di 100 euro l’affitto da pagare per allenarsi e tenere i propri clienti. La situazione non migliora passando da un settore all’altro. C’è chi ha un centro estetico che usa i fotovoltaici e non ha gas a negozio: le bollette gli sono aumentate di un terzo ma sa che ad altre colleghe sono anche triplicate. Il settore della ristorazione è uno dei più colpiti, dato che anche le materie prime sono tutte aumentate fino al 70%. Leggendo quanto scritto da chi tiene esposte le bollette in vetrina, si passa dai 2.101 euro di luce nel luglio del 2021 agli 8.503 euro (4 volte tanto) solo un anno dopo. Ancora: una yogurteria ha registrato l’aumento da 1.600 euro nel 2021 a 4 mila euro nel corso dell’estate. Le materie prime che più hanno risentito dei rincari sono latte, panna, derivati, cioccolati e creme. La panna ha subito un aumento del 60% da gennaio ad agosto, il latte del 30% e i semilavorati fino al 70%.

«La dipendenza dalla guerra russo-ucraina è una favoletta»

Molti lavoratori si sentono presi in giro e pensano che la verità non venga raccontata, almeno del tutto. L’opinione più diffusa è che si sia una forte speculazione esercitata dai distributori di luce e gas. Gli accordi pluriennali, il cambio improvviso, il fatto che chi si occupa delle utenze ha aumentato i propri introiti, la situazione politica a livello europeo con i diversi interessi. Sono diversi gli elementi che portano a sostegno della loro tesi. L’ennesimo duro colpo, dopo un biennio già fortemente condizionato dalla pandemia e che ora pone un grande punto di domanda sul governo che sarà. Il proprietario di un negozio di calzature, mostrandosi molto informato, per un’ora ci elenca tutte le contraddizioni di questi anni pesanti per chi gestisce un’attività.

Manca una soluzione. Serve un aiuto da Roma

«Abbiamo aumentato il fatturato ma chiuderemo lo stesso in perdita», ci raccontano nella yogurteria. Una pizzeria al taglio aveva trovato l’accordo per una cifra fissa al mese ma già da dicembre gli è stato comunicato che quel contratto non varrà più: «Quando iniziano con ‘caro cliente’, già sai che ti arriverà una fregatura. Le intese valgono quando le fai tu, non da parte loro. Rischiamo di passare dagli 800 euro mensili a quasi 2 mila. Vediamo quanto riusciamo a reggere». Dal negozio di scarpe una domanda semplice ma illuminante: «Chi lo paga poi il nostro aumento?». Il meccanismo che rischia di innescarsi è infatti quello di un cane che si morde la coda. C’è chi come il centro estetico decide di non aumentare i prezzi «perché non è giusto che ricadano sul nostro cliente» e chi, come la yogurteria, decide di mantenere tutto il personale: «Quest’anno ho lavorato praticamente senza stipendio ma non abbiamo voluto mandare via nessuno. Se si continua così, si rischia un ridimensionamento». Alla cassa del ristorante la descrizione di un futuro che non sembra così distopico: «Se io ho più costi, diminuisco gli introiti e ho meno capacità di spesa. Devo fare una selezione ragionando anche sull’aumento dei costi del carrello. Alle attività arrivano meno soldi, devono ridurre il personale e qualcuno avrà ancora meno guadagni». Una reazione a catena che tutti si augurano di spezzare prima di conoscere le ultime caselle del domino. Che il nuovo governo possa ricevere le voci di chi, con la propria attività, contribuisce all’economia del Paese e possa tendere loro una mano.

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