Ss77 e macroregione, Terni che ci guadagna?

La cosa pare non interessare a molti, visto che tutti sono invece impegnati nel totonomine per la giunta comunale – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Una sequela di dichiarazioni entusiastiche ha accolto l’apertura di un pezzo della superstrada 77 che dall’Umbria va verso Ancona, pur se al momento si ferma a Macerata. Sindaci, assessori, consiglieri comunali dei Comuni del nord dell’Umbria sono entusiasti.

Vuoi perché hanno aspettato tanto, vuoi “perché – parole del sindaco di Gubbio, ad esempio – adesso si rinsalda il legame con le Marche, con l’Emilia Romagna. Si possono avviare collaborazioni anche per i servizi…” ecc. ecc. ecc. E poi si spera che da quella strada arriveranno turisti mentre gli umbri in quattro e quattr’otto arriveranno al mare, come ha in sostanza dichiarato il sindaco di Valfabbrica. Vuoi mettere?

Con l’occhio appuntito sulla macro regione, nel perugino, comunque, ci si muove: perché l’Umbria non può essere un’isola ma deve rapportarsi, cercare collaborazioni, sinergie con le regioni confinanti e quindi con le Marche e l’Emilia Romagna. E pure con la Toscana, hanno detto. Un dubbio sorge spontaneo, diceva quello: ma l’Umbria non confina pure col Lazio?

A Terni in verità si dibatte da parecchio chiedendosi se non sia vantaggioso cercare rapporti più “organici” proprio col Lazio (e le Marche). La proposta, quasi una provocazione negli anni Ottanta del secolo scorso, quando un “animale politico” come Fabio Fiorelli la esternò ebbe come effetto di far rizzare i capelli in testa anche a certi politici calvi.

Lazio, Roma? Così si pone fine alla Regione Umbria, era la risposta che veniva soprattutto dai partiti di governo regionale: il Pci, con Psi e Pri e qualche volta persino certi democristiani. L’Umbria invece doveva stringersi sempre più attorno al suo capoluogo, a Perugia, No a proposte centrifughe dagli effetti solo deleteri.

Perciò: no a rapporti con una qualunque delle università romane; no alla proposta del sindaco Ciaurro del terzo aeroporto di Roma (poi non più realizzato) nella piana di San Liberato. No, pure a coloro che – tassandosi – era pronti a realizzare una bretella stradale diretta tra il sud dell’Umbria e Roma, che per Terni, Narni, Spoleto (l’area di declino industriale, come si definiva allora) avrebbe significato soprattutto un collegamento stretto con la più grande area produttiva ed industriale del Paese. Sarà che era il tempo del “piccolo è bello”…

Ora finalmente ci si apre, si convocano incontri tra le Regioni, iniziative – se non altro – benedette dall’SS77.

E Terni? Il senatore Gianluca Rossi chiede che il Lazio sia invitato, quantomeno per una questione di bon ton. Per il resto tutti in riga, a lambiccarsi il cervello e a fogliare la margherita sul rimpasto della giunta comunale giocando, più che al totonomine, al totodefenestrazione, perché da più soddisfazione.

Insomma sono passati altri sette giorni e non è successo niente.

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