Teatro Verdi a Terni: si studia la strategia

In commissione audita l’associazione TernIdeale: «Sala ottocentesca come lasciata da Poletti». Pressing per presentarsi dalla non «tenerina» soprintendenza con idee concrete

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di S.F.

Poletti, teatro all’italiana o mero restauro della struttura. Alla base di tutto resta il vincolo della soprintendenza e la bagarre in atto – si è discusso proprio di questo, come proseguire la ‘mediazione’ con la non «tenerina» Marica Mercalli citando il vicesindaco – con la soprintendenza per capire come procedere: nuova puntata sul teatro Verdi venerdì mattina a palazzo Spada con l’audizione dell’associazione TernIdeale e la contrapposizione d’approccio tra il vicesindaco Andrea Giuli e l’assessore ai lavori pubblici Enrico Melasecche. C’è il terzo ‘round’ in arrivo e per uscire dall’impasse serve trovare una soluzione quanto più celere possibile. Facile a dirlo, meno a farlo.

L’ATTO DI INDIRIZZO DA MODIFICARE

L’associazione, la sala ottocentesca polettiana e la tecnologia

TerniIdeale con gli assessori

A presentarsi di buon’ora in sala consiliare l’ingegnere Giuseppe Belli e il medico Giovanni D’Ammando, rappresentanti dell’associazione – il 23 gennaio hanno inviato una lettera al comandante dei carabinieri tutela patrimonio culturale, il generale Fabrizio Parrulli, proprio sul teatro Verdi – TernIdeale. La loro idea è chiara, seppur non poggiata su carte ufficiali: «Vogliamo riproporre il teatro con sala spettatori ottocentesca, come ci era stato consegnato dal Poletti per ridare un’identità culturale alla città, oggi abbandonata a sé stessa. Ci viene detto che a livello economico è impensabile una cosa del genere perché costerebbe molto, ma in questi anni non c’è stato un progetto e chiediamo di procedere con uno studio di fattibilità. Avevamo trovato chi fosse disposto a finanziarlo per 20-30 mila euro, tuttavia non si è fatto nulla. La nostra non è nostalgia, abbiamo solo pensato – hanno sottolineato – ad un teatro che possa essere valido anche per il futuro grazie all’inserimento di soluzioni tecnologiche innovative per le riprese audio-video. In questo modo può diventare un luogo non solo di fruizione, ma anche di produzione e questo consentirebbe di avere un piano di gestione sostenibile. Terni ha bisogno di un bel teatro. Il nostro progetto riguarda solo la sala spettatori e ricordo che quasi tutti i teatri storici in Umbria a sono stati ricostruiti (viene citato anche il caso di Rimini, ndr). C’è necessità di proiettare il teatro nel futuro ed ecco la motivazione alla base delle tecnologie innovative da inserire». Fin qui tutti d’accordo, poi c’è da pensare ai guai attuali e la storia cambia. Ed ecco Cristiano Ceccotti della Lega: «Ok, ma a Rimini non hanno il dissesto finanziario». Melasecche parlerà solo dopo trenta minuti ma intanto arrivano i primi sussurri nei confronti dei due: «Ragazzi, ma lo studio di cosa? Ci sono dei paletti da rispettare. Non si possono buttare soldi per non risolvere nulla». Subito ghiacciati.

IL SINDACO LATINI: «IDEA NUOVO TEATRO»

L’atto di indirizzo

Giuseppe Belli e Andrea Giuli

La I° commissione consiliare – presidente Sara Francescangeli – ha predisposto un documento su input di Michele Rossi (Terni Civica) per chiedere a sindaco e giunta di «avviare un’analisi costi/benefici per definire vantaggi, problemi e costi delle possibili soluzioni, per poter avviare una costruttiva interlocuzione con la soprintendenza e per poter programmare consapevolmente la futura progettazione del teatro.  Sulla base di tutto ciò a far predisporre un primo progetto di fattibilità, con una idea progettuale per il nuovo teatro Verdi, che non preveda l’impostazione dell’attuale cinemateatro, che riacquisti possibilmente i volumi del teatro originario per consentire la maggior capienza possibile». Sia Melasecche che Giuli fanno intendere che qualcosa va cambiato, pur mantenendo l’impostazione di base. L’interesse della commissione in sostanza è di presentarsi dalla Mercalli con atti ufficiali in mano e trattare su qualcosa di concreto: «A me interessa – ha sottolineato Paolo Angeletti di Terni Immagina – sapere con quale strategia l’amministrazione comunale intende andare dalla soprintendenza». Quindi Rossi: «C’è stata un’apertura della soprintendente di recente, forse c’è la possibilità di spuntarla sul Poletti. Invitare subito la Mercalli in commissione consiliare? Sia la giunta a mediare, poi in un secondo momento si potrà fare». Sarà Giuli ad approfondire quest’ultimo passaggio, facendo intuire – nemmeno in maniera troppo velata – che c’è diversità di vedute su come approcciare la situazione con la Mercalli.

TEATRO VERDI: «SIAMO SCONCERTATI»

Giuli, l’arena e il soggetto non ‘tenerino’

Marica Mercalli

Alessandro Gentiletti di Senso Civico lancia una sorta di appello: «Mi affido alla valutazione dei tecnici, ma questa diatriba sulla tipologia di teatro non diventi motivo di paralisi». Poi si presenta in aula Francesco Ferranti (FI): «I vincoli sono superabili portando documentazione ufficiale, ciò dobbiamo fare. Sul teatro moderno nessuno è concorde. Serve un atto, se possibile all’unanimità, per dare un mandato alla giunta nell’ottica di trovare una soluzione con la soprintendenza. Così è un processo più fluido». Patrizia Braghiroli (M5S) invoca l’intervento di Giuli e il vicesindaco, tra un sospiro e un paio di colpi di tosse (non casuali), si fa avanti: «Per quel che mi riguarda vorrei un bel teatro in tempi brevi. L’interlocuzione con la soprintendenza, rispetto a quella dell’assessore ai lavori pubblici, sarebbe con aspetti, responsabilità e modi diversi. Non capisco nulla di demolizioni e ristrutturazioni, sto cercando di capire ma in prima battuta non spetterebbe a me farlo. Ci sono implicazioni economiche oltretutto, non tutte le ricostruzioni hanno costi uguali. La questione è intricata per una serie di motivi e posso avere una mia idea teorica o astratta. Ad un certo punto l’amministrazione deve assumere le sue decisioni e c’è bisogno di approfondire, stiamo discutendo e un incontro con la soprintendente può essere fatto. Non in un’arena magari (l’assessore alla cultura ha un approccio più soft rispetto al collega di giunta). Non è soggetto ‘tenerino’ la Mercalli ed Enrico lo sa bene, ma serve mediazione. Possiamo proporre una soluzione intermedia tra le posizioni già esaustivamente descritte, in modo da avere una seconda possibilità. Mi dispiace se qualcuno può essere dispiaciuto dalla mia posizione». Intanto a palazzo Spada entra l’ultimo ‘titolare’ dei lavori pubblici nell’era Di Girolamo, ovvero Sandro Corradi.

Fiume Melasecche

La sala del Verdi

L’assessore ricorda a più riprese di aver già espresso il suo pensiero. Resta in silenzio dunque? Nemmeno a pensarci: «Mi fa piacere sia presente Corradi, ci siamo visti di recente per discutere della situazione. Non si può buttare tutto a mare e ricominciare da zero, se c’è qualcosa di buono fatto in passato la valuto e ne parlo. A me interessa – ha puntualizzato – avere un teatro di prestigio e sicuro dal punto di vista sismico e ci sono contatti frequenti con il ministero e la soprintendenza; non dobbiamo dividerci su temi di ‘classe’ come il volere il Poletti o meno; per quel che concerne la tecnologia va bene, ma ciò non incide sulla tipologia di teatro. Tolto il vincolo ci confronteremo in città, magari con un referendum: spendere dieci milioni che non abbiamo per un teatro che non è adeguato a livello sismico non ha senso». L’atto di indirizzo sarà modificato, magari eliminando la parte sullo studio di fattibilità per utilizzare – l’ipotesi – ‘idea progettuale’».

«Poletti zero»

Il teatro Verdi

Melasecche – come detto c’è chi vorrebbe una mediazione più soft con la soprintendenza – ricorda che «la Mercalli ha negato qualsiasi possibilità di tornare al teatro all’italiana e ci ha mostrato anche il progetto, non ero solo quando è successo. Quindi abbiamo provato ad ammorbidire la sua posizione e in tutta la storia mi ha dato una mano anche l’assessore regionale Chianella. Progetto di fattibilità? Ci porta solo a spendere soldi senza centrare l’obiettivo, ci sono dei paletti. Per la terza volta avremo un confronto con la Mercalli per la riduzione del vincolo, in modo diplomatico. Estenuante. Per lei deve rimanere un cinema-teatro e zero Poletti in quanto deve rimanere la testimonianza storica del post-guerra. Devo essere franco», chiude rivolgendosi all’associazione TernIdeale». Chissà che non sia il turno di Giuli a provarci.

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